Ribattezzato come “nemico pubblico” l’infarto è tra le cause di morte più frequenti.
Il verificarsi della patologia porta alla necrosi del miocardio, il tessuto muscolare cardiaco, in seguito ad ischemia (deficit totale o parziale di flusso sanguigno), quasi sempre dovuta all’occlusione dei vasi sanguigni. Il tempo, durante la manifestazione dell’infarto, è fondamentale, per questo è necessario essere preparati sempre e comunque.
Come si può, dunque, riconoscerne i segnali?
Il sintomo principale dell’infarto del miocardio è l’angina pectoris, il dolore al petto nella zona retrosternale, che può estendersi al braccio sinistro, alle scapole, alla mandibola e alla zona epigastrica se si tratta, in particolare, di infarto dell’apice del cuore. Il sangue, infatti, trasportando ossigeno e nutrienti al tessuto cardiaco, ceduti poi in cambio dei prodotti di rifiuto, una volta che trova il suo flusso interrotto, non riesce più ad effettuare questo scambio. Si accumulano dunque metaboliti tossici che avviano la necrosi del tessuto cardiaco. Questa condizione, captata dai chemocettori cardiaci, e inviata di riflesso al sistema nervoso centrale, attiverà la sensazione di dolore tipica. Un dolore che somiglia ad una costrizione ed oppressione, come una morsa al centro del petto. La sua intensità è prolungata e accompagnata da una copiosa sudorazione fredda, che coinvolge soprattutto la parte superiore del corpo.
Altro sintomo dell’infarto del miocardio è il respiro affannoso, accompagnato da astenia e stordimento. In alcuni casi il soggetto perde conoscenza per qualche minuto. All’auscultazione il battito cardiaco appare irregolare e accelerato. Il viso presenta, invece, un evidente rossore.
Ovviamente questi sintomi non si presentano tutti e sempre. Vi sono differenze dipendenti anche dal sesso del soggetto. Nelle donne infatti è molto meno comune la manifestazione di angina pectoris rispetto all’uomo, così come infiniti altri sono i fattori che influiscono sulla sintomatologia.
Una volta però realizzato quello che sta accadendo è consigliabile per il paziente contattare tempestivamente i soccorsi, un vicino, un familiare o chiunque sia possibile. Fondamentale per chi assiste il soggetto, invece, è seguire le indicazioni fornite dai soccorsi o praticare, se esperti, un massaggio cardiaco durante l’attesa.
E se prevenire è meglio che curare ecco un elenco dei principali fattori di rischio, causa della patologia killer, che ogni anno conta milioni di vittime:
• Precedenti familiari: in molti casi la patologia è, purtroppo, ereditaria
• Età: la zona rossa nell’arco della vita è tra i quaranta e i settant’anni
• Il sesso: le donne, prima della menopausa, sono meno esposte al rischio d’infarto, grazie agli ormoni femminili che svolgono una funzione protettiva sui vasi sanguigni
• Alimentazione: fondamentale è la percentuale di colesterolo presente nel sangue
• Tabagismo
• Scarso esercizio fisico
• Stress
• Abuso di alcolici.
In alcuni casi, dunque, non si può decidere il proprio destino, e per questo occorre essere preparati. In tutti gli altri ognuno è artefice del proprio.