Obiettivo comune per il Movimento 5 Stelle e Forza Italia: impeachment contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il premier Enrico Letta, intanto, si dice certo che mangerà il panettone anche il prossimo anno. E Matteo Renzi punta dritto sulla Legge elettorale affinché questa certezza vacilli.
I politici italiani non sembrano, al momento, essere pervasi dallo spirito natalizio. Tutt’altro.
Dopo le esternazioni del Capo dello Stato, che ha invitato la classe politica a garantire stabilità e stigmatizzato le forze populiste e coloro che gridano al “golpe”, paventando anche il ricorso alle proprie dimissioni pur di blindare questo Governo, c’era da aspettarsi un florilegio di dichiarazioni.
A dar fuoco alle polveri, il M5S che va dritto verso la presentazione dell’impeachment. E, a giudicare dalle forti prese di posizione degli esponenti di spicco del rinato partito azzurro, su questo punto l’identità di intenti è perfetta. “Il presidente della Repubblica non può essere di parte, non può essere a favore di questo o quel governo, di questa o quella riforma. Il presidente della Repubblica deve essere super partes. Non mi pare che il presidente Napolitano lo sia e questo è contro la Costituzione” ha tuonato il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. “Speriamo che un nuovo Parlamento, eletto nel più breve tempo possibile, nomini un nuovo Presidente della Repubblica che realmente rappresenti tutti gli italiani, dopo che l’attuale preso atto del cambiamento senta l’obbligo di dimettersi“, auspica Sandro Bondi, che definisce “intollerabile” la presa di posizione di Napolitano sulla condanna di Berlusconi.
In difesa del Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio ed il Partito Democratico. Il primo, ovviamente, ha tutto da guadagnare dalla blindatura di Napolitano. “Giorgio Napolitano ha pienamente ragione quando richiama le forze politiche alla responsabilità di fare finalmente le riforme, una legge elettorale che garantisca la governabilità, e quando ricorda l’urgenza di dare risposte concrete di fronte alla gravità della crisi economica e sociale. Sono esattamente gli obiettivi che il Partito Democratico intende perseguire con tutte le sue forze e che il segretario ha indicato ieri di fronte all’Assemblea del partito”, afferma l’esponente democratica Maria Elena Boschi. Sia chiaro che i numeri per decretare l’impeachment nei confronti di Napolitano non ci sono. Ma, certamente, sarebbe un atto dirompente quello di votarlo in Parlamento.
L’espressione tipicamente del mondo del calcio: “L’allenatore mangerà o non mangerà il panettone”, è da sempre utilizzata per chiarire ai tifosi se un tecnico siederà o meno ancora sulla panchina della squadra da questi allenata. E ad utilizzare la metafora calcistica è stato il premier Letta. “Nonostante molti fuori da qui non ci credessero, abbiamo mangiato il panettone e se continuiamo a lavorare bene contiamo di mangiarlo anche il prossimo anno”, le parole del Presidente del Consiglio, secondo quanto riferito da alcuni presenti, incontrando ieri mattina i dipendenti di palazzo Chigi. Una dichiarazione che rischia di far andare di traverso il panettone al numero uno del suo partito, Matteo Renzi.
È ormai chiaro che Letta mira a restare in sella fino a tutto il 2014 e strizza l’occhio anche alla colomba di Pasqua del 2015. E se il governo dovesse effettivamente conseguire risultati che tutti gli italiani si augurano, disarcionarlo potrebbe diventare un’operazione abbastanza ardua. E così Renzi rischia di riscaldarsi per tutta la partita e poi non entrare in campo.
Per questo, fra il panettone di questo Natale ormai imminente e quello del prossimo, rimane solo la riforma della Legge elettorale come variabile dirimente. Se si dovesse portare a casa entro fine gennaio, Renzi potrebbe diventare “capo ultras” sotterraneo dell’asse Berlusconi-Grillo. Sperare nella spallata al governo e presentarsi come il nuovo “Salvatore della Patria”, l’ennesimo di questi lunghi 20 anni di Seconda Repubblica.