Ogni giorno si è esposti a migliaia di incontri e conoscenze, cercate o capitate per caso. Ogni giorno non sappiamo chi potrà invadere la nostra sfera affettiva, chi si conquisterà un posto nella nostra vita e chi invece, quello stesso posto, lo cederà.
Servono otto anni secondo la tesi della dottoressa Chandra L. Muller, sociologa dell’Università del Texas, per rendere un’amicizia, già solida, eterna e drasticamente meno soggetta a litigi. Analizzando un campione di 7.600 amici con un’età compresa tra i sedici e i cinquantotto anni, la sociologa ha verificato che nel 93% dei casi, l’amicizia dei soggetti diviene indistruttibile e più serena dopo almeno otto anni di affetto.
Un tempo utile, secondo la Muller, ad inquadrare ed analizzare la persona con cui ci si confronta. Un tempo in cui si vivono esperienze, perché è esso stesso, come di molte altre cose, la chiave dei rapporti. Un tempo in cui ci si può sperimentare e capire di che tipo di persona si ha bisogno accanto, per tutta la vita.
E a volte le aspettative deludono, altre volte siamo noi a deludere quelle di qualcun altro. Ma altre ancora le persone sorprendono e non si deve far altro che riconoscerle, lasciarle entrare ed essere forti, nonostante tutto, insieme.
Ed è facile partendo da questo, rivedere la nostra vita all’indietro e riconoscere quei volti che da cinque, dieci o venti compleanni, sono lì a soffiare sulle candeline con noi. Ed è facile anche riflettere su quanti volti invece non ci sono più. Nel cuore di tutti c’è una piccola porticina che separa le presenze dalle assenze, i “ci sono” dagli “addio”. E man mano che si cresce, le presenze, quelle autentiche, blinderanno quella porticina e in “poche ma buone” non ne usciranno più.
E sì, sono tanti i modi per mettere alla prova qualcuno, la vita lo fa continuamente. Il più grande esaminatore però, resta il tempo.