Alla fine, i Forconi hanno accantonato l’idea del presidio previsto per questo mercoledì a Piazza del Popolo. Così affermano Mariano Ferro e Amedeo Chiavegato, due leader dei forconi che ieri hanno deciso di cambiare programma, ma non linea d’azione. Anzi: la decisione di evitare il presidio è stata presa per mantenere la protesta su toni pacifici ed evitare il rischio di infiltrazioni di frange estremiste, come già accaduto sabato con l’assalto di alcuni esponenti di Casapound che si erano affiliati al movimento contro una sede dell’Unione Europea a Roma.
“Temiamo che possano esserci degli ‘infiltrati’ e che la manifestazione da pacifica si trasformi in qualcosa di lontano dalle nostre intenzioni“, dichiara Mariano Ferro. “Siamo convinti da quello che sta accadendo nelle ultime ore che organizzazioni trasversali potrebbero creare disordini. Noi non possiamo rischiare di farci coinvolgere in situazioni simili e anche un presidio potrebbe essere una miccia pericolosa. C’è una destra in questo Paese che vorrebbe strumentalizzare la protesta e non non possiamo permetterlo né alla destra né alla sinistra“. È già la seconda volta che i Forconi si trovano costretti ad abbassare il tiro: il presidio di cui parla Ferro infatti avrebbe dovuto essere inizialmente un corteo; idea accantonata perché un corteo si prestava ancora meglio per creare disordini.
Ciò non vuol certo dire che la protesta si fermerà. Tutt’altro: lo sciopero andrà avanti. Semplicemente, “non a Piazza del Popolo. Vogliamo fare pressione al governo in maniera pacifica, nei territori“, conclude Ferro.
Nella location appena scartata “non ci saranno la maggior parte dei comitati del coordinamento 9 dicembre” ha precisato Lucio Chiavegato, un altro leader del Movimento. “Ci dissociamo – ha continuato – anche da Danilo Calvani, perché i suoi discorsi a noi non vanno bene. La protesta è e deve rimanere sul piano democratico e pacifico. Se qualcuno vuole alimentare pensieri ‘strani’ allora noi prendiamo le distanze“.
I due si scostano così dalla linea del terzo leader, ovvero quel Danilo Calvani che recentemente aveva destato scandalo per aver lasciato un comizio in Jaguar.
Dunque si tratta di una risposta forte, per proteggere una linea d’azione i cui risultati cominciano a vedersi: lo sciopero degli autotrasportatori avrebbe dovuto concludersi venerdì, invece continua a resistere e a farsi sentire dalle istituzioni in un’escalation di preoccupazione: si è passati dal “sono solo una piccola minoranza, non rappresentano il Paese” del presidente del Consiglio Letta, mercoledì scorso, alle parole dell’altro ieri della presidente della Camera Laura Boldrini, che esortava i colleghi ad ascoltare le ragioni di tanto malessere. Il disagio, insomma, si percepisce.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, invece, punta più sull’altra faccia della manifestazione: “Siamo durissimi nel difendere il diritto a protestare, ma siamo durissimi contro chi impedisce alle merci di circolare e alle persone di spostarsi nelle città. Bisogna distinguere tra chi va in piazza indignato ma pacificamente, e chi va in piazza e tira uova alle forze dell’ordine. Non voglio dire ‘legge e ordine’ ma lo penso“.
È intervenuto, durante l’assemblea del PD, anche il premier Letta: “A tutti quelli che stanno ‘lisciando’ queste proteste voglio ricordare chi sono i capi di queste proteste: è gente che sta da un’altra parte rispetto a tutti i valori che stiamo celebrando qui“.
I Forconi, insomma, hanno dovuto escogitare vie alternative per portare avanti la loro protesta; nel frattempo, può forse tirare un sospiro di sollievo Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma: “A piazza del Popolo – spiega – in questo periodo natalizio non è opportuno un accampamento di manifestanti ad oltranza. Comunque su questo fronte vogliamo vederci un po’ più chiaro: domani ne parlerò con il Comune, che decide in tema di occupazione del suolo pubblico“.