Quando ero un alieno: un inedito Kurt Cobain a fumetti

Il 18 novembre del 1993 Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl registravano a New York uno dei concerti destinati a rimanere uno degli eventi più importanti ed intensi della storia della musica rock internazionale: il primo concerto unplugged dei Nirvana. Ieri, 14 dicembre, sono passati esattamente vent’anni dalla prima messa in onda della straordinaria performance, trasmessa da Mtv.

In occasione del ventennale del concerto è stato pubblicato per Edizioni Bd Quando ero un alieno, graphic novel ispirato alla vita del leader dei Nirvana Kurt Cobain. Disponibile in tutte le librerie e fumetterie dal 14 novembre, il libro è stato realizzato da Danilo Deninotti e Toni Bruno, sceneggiatore il primo ed illustratore il secondo.

Scrittore e giornalista musicale, Deninotti ha fondato la rivista Eleanor Rigby ed ha scritto diversi racconti, nonché il romanzo Estremi rimedi e ha dichiarato di aver “partorito” l’idea di Quando ero un alieno durante un viaggio in metropolitana. Bruno è un fumettista siciliano di cui citiamo, tra le varie opere L’Unità e Misfatto per Newton Compton, nonché Non mi uccise la morte, la storia di Stefano Cucchi.

La loro opera, graphic novel a metà tra la biografia e il fumetto a tema musicale, fa molto più che narrare la vita di Kurt Cobain: essa racconta la storia di un bambino che si crede un alieno, della sua infanzia segnata dal divorzio dei genitori, dall’abbandono e dalla difficile accettazione della sua diversità. Il simbolo del grunge degli anni ’90 è qui ritratto durante la parte più tenera e delicata della sua vita: la sua infanzia.

In quel momento poco trapela di quello che sarà il triste epilogo della rock star che ancora non aveva capito che il suo essere diverso era sintomo della sua unicità che lo avrebbe fatto diventare uno delle icone della musica e che lo faceva soffrire tanto da immaginare di provenire da un altro pianeta.

Il libro prende spunto dalla realtà e dai numerosi documenti sull’uomo consacrato a mito, i cui occhi azzurri si vedono ancora spuntare dalle magliette di giovani e meno giovani, prematuramente scomparso all’età di ventisette anni, come vuole la macabra tradizione delle rock star del “club 27” intrappolate in un’eterna giovinezza che le spoglia di umanità e le trasforma in icone.

Oltre alle canzoni degli stessi Nirvana, colme di riferimenti alla vita e alla sofferenza di Cobain- di cui si trovano notevoli tracce nel libro – e alle interviste rilasciate dalla band, due fonti sono state di grande importanza per Deninotti: il documentario About a son di AJ Schnack legato al periodo dell’infanzia di Cobain e Nowhere boy di Sam Taylor-Wood che racconta l’adolescenza di John Lennon.

Come un romanzo di formazione Quando ero un alieno descrive la ricerca costante, da parte di Cobain, di quel senso di appartenenza che ha trovato solo nella musica, quando ha incontrato altri “alieni” come lui, con i quali ha formato i Nirvana, la band che ha regalato al mondo successi come Smells Like Teen Spirit e Come as you are, trasformando la sua rabbia in musica e la sua solitudine in arte.

Il libro è vivamente consigliato ai fans dei Nirvana, a coloro che sono stati giovani negli anni ’90, a tutte le generazioni successive che hanno sofferto per non essere stati adolescenti nel periodo d’oro della musica, a tutte coloro che si sono innamorate degli occhi di Cobain e agli amanti del grunge, del rock e della buona musica in genere. Ma non solo. Perché Quando ero un alieno è anche la storia di un ragazzino e dell’accettazione della diversità come punto di forza attraverso la musica, valore profondamente umano ed universale, per tutti i gusti.

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