Silvio Berlusconi in versione Luigi XV: “Après moi le déluge“. Questa la sensazione lasciata dalle dichiarazioni del leader di Forza Italia ieri all’emittente radiofonica francese Europa 1. “Possono controllarmi il telefono, mi hanno tolto il passaporto e possono arrestarmi quando vogliono. Ma non ho paura, se lo fanno ci sarà una rivoluzione in Italia”. Dunque, non le déluge, bensì la révolution.
Il canovaccio delle dichiarazioni non è nuovo, ma è differente il contesto in cui vengono dette. Si parte, come sempre, dal martirologio della sua persona. “Non si può mettere in galera qualcuno che sta facendo campagna elettorale contro chi ha utilizzato il suo braccio giudiziario per impedirgli di fare politica”. E ancora. “Non ho paura che mi mandino in prigione. Ma sarà difficile che lo facciano, poiché avrei immediatamente con me la grande maggioranza del paese alle prossime elezioni”. Quindi, la riproposizione dei quattro “golpe” di cui è stato “vittima” da quando è entrato in politica: avviso di garanzia a Napoli nel ’94, dimissioni imposte a favore di Mario Monti, sentenza Mediaset e voto sulla decadenza, “il colpo di stato c’è ogni volta che un paese non può essere governato dagli uomini eletti dal popolo”.
Ma, come ci si è abituati da almeno un ventennio, il Cavaliere non fa mai nulla per nulla. E dietro le dichiarazioni da incendiario, si nasconde un preciso disegno politico. Memore delle migliori strategie di guerra, Berlusconi ha varato l’operazione “attacco a tenaglia”. Nel Palazzo, i suoi parlamentari dovranno lavorare alacremente per tentare di far incorrere il Governo in tutta una serie di micro-incidenti di percorso tali da minarne la fiducia, partendo da questo assioma: “Il Governo di Enrico Letta non ha mantenuto le promesse fatte alla gente”. Operazione che deve essere condotta con maggiore attenzione in Senato, dove la maggioranza si regge su una manciata di voti, al massimo una quindicina.
E per raggiungere questo obiettivo fuori dal Palazzo, bisogna cavalcare la nuova ondata di protesta dei cittadini – movimento dei Forconi in testa – per far sentire l’accerchiamento all’attuale classe politica. Al centro questo messaggio: “Nessuna paura dell’instabilità nel caso in cui il Governo dovesse cadere. La stabilità è qualcosa che hanno voluto mettere sul tavolo ma che non esiste. Nei precedenti 50 anni, i Governi cambiavano in media ogni 11 mesi. Io sono l’italiano che è stato più tempo al Governo”.
Dichiarazioni che serviranno, nelle intenzioni dell’ex premier, a portare l’elettorato indeciso dalla sua parte quando l’Italia sarà chiamata alle urne. E Berlusconi non fa nulla per nascondere questo obiettivo. Anzi, lo dice chiaramente. “Sono in campagna elettorale, stiamo cercando di convincere quei 24 milioni di italiani che non hanno ancora deciso di votare per la sinistra. Il Governo non è più eletto dal popolo, il 24 maggio è il giorno in cui si voterà per l’Europa, chiediamo di avere la possibilità di avere lo stesso giorno elezioni per l’Italia”.
Approfittando dell’emittente radiofonica francese, Berlusconi si è tolto il classico “sassolino dalla scarpa” rispetto a due avversari politici, poco amati soprattutto dopo il siparietto con tanto di risata ironica all’indomani delle dimissioni delle sue dimissioni dalla guida del Governo nell’autunno del 2011: Merkel e Sarkozy. La Cancelliera “fa i suoi interessi, questa Europa ha voluto una politica che crea depressione e non sviluppo”. Mentre sull’ex presidente francese, neppure una risposta, ma solo un laconico “qual è la prossima domanda?”.
In coda all’intervista, si ritorna sul solito canovaccio: “Non posso terminare la mia avventura umana e di patriota scappando dall’Italia”, fugando i dubbi su un eventuale salvacondotto diplomatico concesso dall’amico Vladimir Putin e di una candidatura europea in Bulgaria solo per riappropriarsi dei privilegi da parlamentare che gli sono venuti meno con il voto sulla decadenza.