Dicevano che in Europa fosse l’eterno perdente. Che nei momenti decisivi non riuscisse mai a far compiere il salto di qualità alle sue squadre. E ieri, nel pazzo pomeriggio di Istanbul, Roberto Mancini si è preso la più classica delle rivincite.
Il suo Galatasaray aveva a disposizione un solo risultato per centrare gli ottavi di finale, la vittoria. Una gara attenta quella dei turchi, passata in sordina per larga parte del match e indirizzata nel finale, al momento giusto, con lo zampino beffardo di Sneijder. Doccia gelata per la Juventus, vicina al traguardo fino a cinque minuti dal novantesimo dopo una due giorni climatica intensa, complicata, destinata a far discutere.
Non certo in Turchia. Oggi sul Bosforo è il giorno delle celebrazioni. Per quel Roberto Mancini capace di risollevare le sorti europee di una squadra allo sbando, ereditata da Terim in corsa, e condotta con intelligenza al traguardo. In grado, nel suo cammino, di aspettare il momento giusto, superando persino la doppia sberla di novembre contro Copenaghen e Real.
E’ così che Mancini è tornato in copertina. A suo modo. Premio al genio e al carisma di un personaggio divenuto metodico col tempo, nelle vesti di allenatore. Vincente in Italia, ma anche in Inghilterra, prima di trasferirsi in Turchia. Scelta bizzarra divenuta da qualche ora teatro di una delle migliori imprese della sua carriera. Proprio contro la Juventus, ovvero la squadra tifata da bambino e divenuta ben presto riferimento competitivo tecnico, ma anche dialettico. Da calciatore e poi da allenatore. Mancini, per la verità, è stato anche vicino, a più riprese, ad un clamoroso approdo a Torino. Una storia di contatti e mancati accordi mai chiarita pienamente. Ma che non ha lasciato strascichi. Almeno a giudicare dal comportamento del tecnico jesino, che ieri, nell’immediato post-gara, ha teso la mano: “La vittoria l’abbiamo meritata, ma per me la partita non andava giocata”. L’esternazione di buon senso, all’insegna dell’eleganza, di un grosso personaggio del nostro calcio. Discusso forse oltremodo, oltre i reali demeriti.
Mancini i suoi limiti li ha studiati e superati con maturità, andando avanti per la sua strada. Senza sgomitare o chiedere favori. Sguardo fisso e concentrato sul futuro, sulla sfida che verrà. Alle soglie dei 50 anni, tanta è ancora, crediamo, la sua voglia di costruire.