Dopo una lunga seduta del Senato uruguayano la decisione è stata presa, nel paese si potrà commercializzare sotto controllo statale la marijuana. Una seduta che ha visto al suo interno parecchie discussioni e divisioni tra la coalizione di centrosinistra al governo e l’opposizione più tradizionalista. Il risultato a favore della mozione si basa su 16 voti, i contrari erano in 13 e un solo astenuto, per un totale di 30 seggi.
Svolta importante che però non liberalizza in maniera assoluta la vendita. I consumatori si potranno organizzare in associazioni con un massimo di 45 soci e 99 piante coltivate. Nasce anche a tutti gli effetti legali la figura del coltivatore autonomo, che potrà coltivare al massimo 6 piante e sotto esclusiva licenza statale a numero limitato.
Licenze statali verranno anche date ai grandi coltivatori che riforniranno una rete di farmacie dove la marijuana sarà disponibile per un massimo di 40 grammi al mese per persona. Tutte le licenze verranno gestite da un istituto statale che controllerà il rispetto delle regole poste dal decreto legge. Per rendere possibile il commercio di marijuana verrà inoltre istituito un registro dei consumatori che verranno tutelati alle già vigenti norme sulla privacy.
Josè Mujica, il presidente uruguayano ha dichiarato che questa decisione rappresenta un passo importante, una buona mediazione tra legalizzazione e proibizionismo, in quanto quest’ultimo avrebbe fallito il suo scopo. Il proibizionismo avrebbe anche consegnato il mercato di “maria” in mano alla criminalità organizzata e si spera ora di toglierle questa fetta di guadagni.
L’opposizione, da parte sua, ha sostenuto che questo decreto va esplicitamente contro i trattati internazionali in materia di sostanze stupefacenti, presentando non piccole difficoltà di applicazione, anche perché prevede la creazione di un organismo statale, l’Inc, meno di un anno prima delle elezioni politiche uruguayane, cosa che sarebbe vietata dalle leggi locali.
Non poche le proteste da parte dei cittadini. Secondo un recente sondaggio il 60% della popolazione uruguayana sarebbe contraria a questa liberalizzazione e si rincorrono voci a proposito di un referendum abrogativo già nei prossimi mesi.