La violenza sulle donne è una piaga che ancora l’umanità intera non è riuscita a sanare.
Sono passati pochi giorni dalla celebrazione, avvenuta il 25 novembre, della Giornata internazionale per l’eliminazione delle violenze sulle donne. Una data da celebrare ogni giorno dell’anno. Una data da segnare sul calendario, un calendario che milioni di donne portano impresso dentro di loro, sulla loro pelle, sulle loro labbra, sui loro occhi. Una data contro tutte le forme di violenza: la violenza fisica e psicologica.
Sarebbe inutile elencare i dati agghiaccianti su quante donne in Italia e negli altri paesi del mondo subiscono violenze di ogni tipo. Le sfortunate protagoniste che oggi raccontano le loro storie sono tantissime, ma troppe ancora non lo fanno, specialmente per paura, paura di essere sfregiate un’ennesima volta sia nel corpo sia nell’anima.
Qui non si tratta solo di paesi del terzo mondo, o di luoghi tipo l’Afghanistan, il Pakistan, lo Yemen dove disgraziatamente sono ancora permesse pratiche come le mutilazioni genitali e le lapidazioni. Qui si tratta dei paesi occidentali, si tratta di tutti noi. Nel 2012 in Italia sono state uccise 120 donne, e nei primi sei mesi del 2013 si contavano già 65 vittime. Oltre alle donne uccise, poi, ci sono tutte quelle che, pur non avendo perso la vita, sono state violentate, picchiate, maltrattate; addirittura tra le loro mura domestiche, per mano di mariti, compagni o ex partner.
Inutile dire che non basta dedicare un giorno, seppur un giorno interno, a questo tipo di dramma: la lotta contro la violenza sulle donne è una battaglia che si deve combattere quotidianamente, passo dopo passo, giorno dopo giorno. Bisogna lottare con insistenza e coraggio contro i pregiudizi di un sesso ritenuto troppo debole, inferiore. Lottare per il rispetto. Bisogna lottare contro le sofferenze di una vita intera, contro i lividi, le lacrime, il dolore. Bisogna lottare perché la neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima; perché il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato. Bisogna lottare, infine, donne e uomini insieme.
Il femminicidio, infatti, non può essere solo questione di donne: finché saranno solo loro a parlare, difficilmente si faranno passi avanti. A livello sociologico, il femminicidio è considerato una violenza legata al potere che gli uomini hanno sulle donne, in primis per disparità economica. Nel momento in cui, però, questo potere, come accade da anni, comincia a venire meno per l’accresciuta autonomia femminile, parallelamente aumenta la reazione violenta: aggressione fisica, vessazioni psicologiche, ricatti economici, minacce, persecuzioni.
Il degrado culturale è diffuso, la nostra società sembra non avere più limiti. L’unica strada per abbattere la violenza è acquisire la consapevolezza della parità tra uomo e donna, e questo gli uomini lo stanno capendo, alla fine.
Al fine di sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica su un così delicato tema sono stati creati molti video, come quello del gruppo “Orchestraccia” e il loro singolo “Lella”: una canzone contro la violenza delle donne. Il video, creato in co-produzione tra Route 61 Music Srl. e The Beat Production Srl, presenta svariati ospiti, tra cui le 5 protagoniste donna a cui prestano il volto Vanessa Incontrada, Sabrina Impacciatore, Ambra Angiolini, Donatella Finocchiaro e Elda Alvigini.
Anche il cinema, la musica, lo spettacolo cercano di agire e fare qualcosa di concreto per eliminare l’enorme problema della violenza sulle donne.
C’è, inoltre, una campagna che parte da lontano, di cui si è parlato molto nei giorni del 25 novembre, una campagna che tira in ballo anche il genere maschile che ha deciso di prendere un posizione, una posizione a favore della donna, una posizione a fianco alla donna nella lotta contro il femminicidio. “Uomini contro la violenza sulle donne” è lo slogan, con i volti noti di Alessandro Gassman, Luca Argentero, Claudio Bisio, Daniele Silvestri, Cesare Prandelli e tanti altri che stanno aderendo alla campagna NoiNo.org: un progetto promosso dalla Fondazione del Monte, in collaborazione con l’Associazione Orlando, realizzato dalle agenzie Comunicative e Studio Talpa.
Per loro impegnarsi contro i lividi, contro i traumi cranici, contro gli aborti provocati da lesioni e pestaggi, contro le fratture, contro la morte di una donna vuol dire molto: significa stringere il cerchio di chi, a vari livelli, spesso subdoli, mortifica, ferisce e tormenta l’altro sesso, giovane o adulta che sia. Solo un piccolo uomo usa la violenza su una donna per sentirsi grande.
Diamo spazio alle donne, aiutiamole ad uscire dall’incubo della violenza perché ogni vita salvata è una storia che può diventare favola.