Mafia, secondo Riina pronto un attentato al pm Di Matteo

Dopo le minacce della settimana scorsa, Totò Riina fa sapere che “È tutto pronto, e lo faremo in modo eclatante”. Riferendosi all’attentato che avrebbe preparato contro il pm Nino Di Matteo che in questi giorni dovrebbe recarsi a Milano in occasione dell’interrogatorio a Giovanni Brusca nell’ambito del processo sulla trattativa Stato- mafia.

In risposta a un boss della Sacra Corona Unita che avrebbe fatto notare a Riina le difficoltà che avrebbe incontrato nell’uccidere il magistrato poiché c’è la possibilità che sia trasferito in una località segreta, Riina pare abbia risposto “Sempre al processo deve venire”. Riferendosi all’udienza milanese.

Il ministro dell’Interno Alfano è stato avvertito dal procuratore di Palermo Francesco Messineo e quello di Caltanissetta Sergio Lari che, dopo un breve incontro con Di Matteo nel palazzo di Giustizia di Palermo, sono volati con urgenza a Roma come impone una norma del codice di procedura penale nel caso in cui si verifichino fatti che possono provocare grave allarme sociale e problemi di ordine pubblico. Alfano ha convocato il capo della Polizia Alessandro Pansa e si sarebbe valutata anche l’eventualità di suggerire a Di Matteo di rinunciare alla trasferta milanese, prevista per domani.

Anche la ministra della giustizia Anna Maria Cancellieri ha risposto ai commissari dell’Antimafia circa le minacce a Di Matteo, sostenendo che “le notizie relative alle minacce a Di Matteo o ad altri magistrati non sono passate attraverso l’amministrazione penitenziaria. Nell’ambito dell’attività svolta dal Dap non risultano elementi espliciti di minacce da Riina nei confronti di magistrati. Tutti i documenti in nostro possesso sono stati comunque portati all’attenzione del Procuratore antimafiaFranco Roberti.

Oltre al bomb-jammer, come contromisura urgente agli attentati con esplosivo, si sta valutando anche l’opportunità di dotare le macchine della scorta di vetri oscurati in modo tale da rendere più difficile l’identificazione della macchina a bordo della quale si trova il magistrato. Di Matteo, che ha sempre manifestato solo la sua tranquilla dedizione al proprio lavoro, dopo le ultime minacce di Riina è apparso risentire del clima di fortissima tensione generato dalla lettura progressiva delle intercettazioni del boss che continua a parlare a ruota libera.

Gli finisce come a Falcone che voleva venire a vedere la mattanza e poi ha fatto la fine del tonno. Quello si vuole portare a tutti, pure il Presidente della Repubblica”, commenta Riina dopo l’udienza del processo sulla trattativa in cui si è discusso della citazione a testimoniare del Capo dello Stato. Sempre riferendosi a Di Matteo: “fa dire le cose alle persone, tira fuori tutto”.

Frasi e minacce che sembrano far ripiombare la procura di Palermo e tutta la città nella infuocata e agghiacciante stagione del 1992, al tempo delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Le intimidazioni destano ancora più preoccupazione se si considera la lunga serie di avvertimenti anonimi ricevuti da Di Matteo nei mesi scorsi. Come lunghe e dettagliate lettere, alcune di chiara provenienza “istituzionale” e piene di dettagli che possono essere conosciuti solo in ambienti investigativi, altre scritte sicuramente da appartenenti a Cosa nostra. In una di queste lettere sarebbe riportato l’assenso di Riina all’attentato a Di Matteo.

Alla luce anche di questi elementi è ancora più chiara l’apprensione per le sorti del pm.

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