Diffuso ieri mattina “L’Italia SottoSopra”, il 4° Atlante dell’Infanzia in Italia di Save the Children.
Il quadro che emerge è di un paese in cui bambini e adolescenti sono costretti a vivere un presente a loro sempre più stretto: cibi al discount, pochi libri, totale assenza di attività extrascolastiche e quindi di svago e socializzazione. Pomeriggi passati nelle quattro mura domestiche causa la mancanza di soldi e gli aiuti, se arrivano, sono pochi perché il Comune è generalmente in default.
Oltre un milione i minori che vivono in condizioni di povertà assoluta, cioè uno su dieci, il 30% in più del 2012, documenta “L’Italia SottoSopra” con l’aiuto di 50 mappe: un milione e 344 mila vivono in situazioni di disagio abitativo; 650.000 in comuni in default o sull’orlo del fallimento. E per la prima volta è preceduta da un segno negativo la percentuale di bambini presi in carico dagli asili pubblici, scesa dello 0,5%. Il 22,2% di ragazzini è in sovrappeso e il 10,6% ha problemi di obesità; un bambino su tre non può permettersi l’apparecchio per i denti. Undici euro mensili il budget delle famiglie più disagiate con minori, per libri e scuola, una cifra venti volte inferiore a quella del 10% delle famiglie più ricche. Sono, inoltre, 758.000 gli early school leavers, studenti che posseggono il solo titolo di scuola media e non rientrano nel sistema di istruzione nazionale e in quello regionale di istruzione e formazione professionale. Questa una prima carrellata di dati.
Più in particolare, tra il 2007 e il 2012 i minori in povertà assoluta, quelli che cioè non possono permettersi molti dei beni essenziali, sono più che raddoppiati arrivando a più di un milione. Solo nel 2012 la cifra era cresciuta del 30% rispetto al 2011, con un vero e proprio boom al Nord (+166 mila minori, con un aumento del 43% rispetto all’anno precedente) e al Centro (+41%). Il Sud, invece, ha subito un aumento percentuale più contenuto, con il 20%, ma ha raggiunto il tetto di mezzo milione di minori stretti nella morsa della povertà. I genitori di questi ragazzi, per lo più, sono disoccupati, con un aumento del 8,5% del tasso di assoluta povertà nelle famiglie senza impiegati. Oppure sono monoreddito (+3,1%) o, ancora, hanno un basso livello di istruzione. Fra i nuclei familiari il cui capofamiglia è privo di un titolo di studi, l’incidenza di povertà assoluta è del 3,1%.
Negli ultimi cinque anni, inoltre, la spesa media mensile dei nuclei con bambini a carico si è ridotta di 138 euro (pari al 4,6%), quasi al doppio di quanto accaduto sul totale delle famiglie. Emerge che i tagli hanno colpito principalmente abbigliamento, elettrodomestici e mobili, ma anche cultura, tempo libero e giochi.
La situazione non cambia né tanto meno migliora nel settore dell’istruzione: l’Italia, fra i 24 paesi Ocse, occupa l’ultimo posto per quanto riguarda competenze linguistiche e matematiche. I dati rivelano le competenze limitate della popolazione più anziana (55-65 anni), mentre nella fascia che comprende i giovani dai 16 ai 24 anni si registra un recupero di 20 punti, sia per quanto riguarda il settore linguistico che quello matematico. Recupero che non è però sufficiente a eguagliare le medie dell’Ocse: un laureato italiano, in quanto a capacità linguistiche, consegue risultati mediamente peggiori di un laureato in Australia, Giappone, Finlandia o Paesi Bassi. A fronte di ciò, la spesa per ogni studente di scuola primaria e secondaria è salita di un timido 0,5%, dato messo completamente in ombra dall’aumento medio del 62% negli investimenti scolastici degli altri paesi Ocse.