“Non c’è nessuno come Madiba. Era unico“. Il dolore di Jacob Zuma, presidente del Sudafrica, è il dolore di un popolo intero. Eppure stamattina, nello stesso stadio della finale dei mondiali di calcio 2010, a far applaudire le decine di migliaia di persone presenti al memoriale per Nelson Mandela, scomparso il 5 dicembre scorso, oltre al cordoglio c’era anche la speranza.
Speranza affinché il messaggio di uno dei “giganti della storia“, come l’ha definito il presidente degli Stati Uniti Barak Obama, sopravviva davvero al suo portatore. D’altra parte, ad ogni parola del discorso di Obama questa speranza sembrava rianimarsi: “Ci è voluto un uomo come Madiba per liberare non solo i prigionieri, ma anche i carcerieri; per mostrare che occorre avere fiducia negli altri affinché gli altri abbiano fiducia in te; per insegnare che la riconciliazione non è ignorare un passato crudele, ma un mezzo per confrontarla con l’inclusione, la generosità e la verità. Ha cambiato le leggi, ma anche i cuori“.
“Nelson Mandela ci ricorda che sembra sempre impossibile fino a quando non è fatta. Il Sudafrica ci dimostra che è la verità. Il Sudafrica ci dimostra che possiamo cambiare“, conclude. “Non vedremo mai più un calibro come Nelson Mandela. Ma lasciatemi dire ai giovani dell’Africa, e ai giovani del mondo intero – potete portare avanti da soli il lavoro della sua vita. Più di 30 anni fa, da studente, ho letto di Mandela e delle lotte nella sua terra. Ha smosso qualcosa dentro di me. Ha risvegliato in me le mie responsabilità, verso gli altri e verso me stesso. Seguirò sempre l’esempio di Madiba, mi fa voler essere migliore“.
Obama, la cui presenza era già confermata da giorni, è stato applaudito con entusiasmo dalla folla. Ma il successo più grande della giornata è stata la stretta di mano con Raùl Castro, presente anch’egli al memoriale. Un gesto mai accaduto prima, ma significativo.
La pioggia battente non ha scoraggiato né i sudafricani né i capi di stato o di governo intervenuti. La lista completa è stata pubblicata dal governo sudafricano e comprende 91 nomi da 84 paesi, insieme a diverse organizzazioni internazionali: dal segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon al leader palestinese Mahmoud Abbas, dal presidente indiano Pranab Mukherjee a quello pakistano Mamnoon Hussain e a quello dello Sri Lanka Mahinda Rajapaksa.
Nonostante le tensioni, oggi tutti erano riuniti all’ombra dei maxi-schermi che lasciavano scorrere le immagini di Madiba.
Era presente anche Enrico Letta: “Nelson Mandela, un uomo che ha lottato e unito, è un grande esempio per la nostra politica e quella europea“, ha dichiarato; “venendo qui si capisce che o l’Europa si unisce o l’Europa non conta niente“.
Domani la salma verrà esposta all’Union buildings, la sede del governo, e resterà a Pretoria per tre giorni. Il 15 si terranno i funerali, la cui lista dei partecipanti sarà ancora più ampia di quella di quest’oggi; Mandela risposerà a Qunu, il suo villaggio natale nella provincia di East Cape.
Anche la Fifa ha annunciato di voler rendere onore a Mandela, la cui scomparsa ha scosso anche il mondo dello sport: prima di ogni partita del Mondiale per club, a partire da quella di domani in Marocco (giocheranno Raja Casablanca e Auckland) verrà osservato un “Madiba Moment”, seguito da un minuto di applausi. “Questa persona straordinaria” hanno dichiarato dalla Fifa, “simbolo di pace, speranza, perdono e riconciliazione, si spese senza sosta per dare al suo paese, il Sudafrica, la gioia di ospitare il Mondiale del 2010“.
Inoltre, la Fifa ritiene doveroso ricordare Mandela “anche perchè quest’anno anche il Mondiale per club arriva per la prima volta in Africa“.