Ennesimo allarme economico, uguale a tanti di quelli che si sono susseguiti negli ultimi anni ma forse più concreto degli altri perché riguarda un settore che già rischia immensamente a causa della crisi economica, quello delle piccole e medie imprese.
La ricerca di Bankitalia su “Sepa e i suoi riflessi sul sistema dei pagamenti italiano” ha coinvolto i dati riguardanti la concessione di finanziamenti bancari nell’ultimo anno alle famiglie e alle aziende, registrando un netto calo rispetto all’anno scorso. Per quanto riguarda i nuclei familiari la flessione è marcata ma non epocale, si parla di una discesa dell’1,3%, che può essere dovuta sia alla minore fiducia che in questi anni viene dimostrata nei confronti degli istituti bancari dai singoli cittadini, sia dal fatto che in risposta a minori garanzie fornite in media dal richiedente del prestito, vengono concessi meno finanziamenti.
Il dato che dovrebbe invece far riflettere è quello rivolto alle piccole e medie imprese e alle grandi aziende non finanziare o statali. La flessione del 4.9% è un crollo storico assoluto, mai si era verificata una flessione tale nel nostro paese, specialmente in anni in cui si prospetta una ripresa economica e non un’ulteriore diminuzione del giro di affari.
Un’altra delle possibili cause di questa flessione è l’aumento dei tassi di interesse rispetto ai prestiti concessi l’anno passato. In media se una banca chiedeva di incassare una determinata percentuale oltre la somma totale, questa quota si è alzata di almeno un punto che, inserito nelle somme da finanziamento, diventa una somma consistente. Per esempio se l’anno scorso un’impresa riceveva un fido col 4% di interesse, oggi questo spazia tra il 4.8% e il 5.5%.
Altro punto analizzato dalla ricerca è quello riguardante la “modernità” delle transazioni monetarie di ogni paese, in pratica il numero di pagamenti effettuati con denaro elettronico (carte e banmcomat), rispetto a quelli portate a termine con metodi tradizionali quali contanti e assegni. Anche in questo caso l’Italia è il fanalino di coda nell’UE, con una settantina di transazioni elettroniche pro capite ogni anno. I paesi esteri in questo campo si distaccano in positivo dai nostri numeri, con 349 operazioni nei Paesi Bassi e 290 circa in Inghilterra. Più vicina a noi la Spagna con 140 pagamenti virtuali l’anno da parte di ogni cittadino. In Italia dunque ci si distacca poco dai vecchi e costosi metodi di pagamento.