“In amor vince chi fugge” diceva un antico proverbio ed i maschietti sembrano aver fatto di questo adagio il proprio comandamento. Si chiama Sindrome di Mr Big, dal nome del protagonista della celebre serie Sex and the City, che racconta la storia di quattro amiche newyorkesi alla ricerca del grande amore. Quel grande amore che, una volta riconosciuto, è capace di far soffrire almeno quanto fa stare bene.
Ma come si riconosce il Mr Big seriale?
L’individuo di sesso maschile affetto dal morbo, probabilmente si ritroverà adulto e solo alla ricerca di avventure non impegnative e storie di una notte. E se dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, ecco spuntare tra la folla la “masochista” seriale. Il suo unico amore, come accade a Carrie Bradshaw, sarà il Mr Big di turno, che, a volte, fa solo sudare un po’ prima di farsi conquistare,ma altre crea, consapevolmente o no, dipendenze nocive.
Ci si ritrova così a camminare sul confine tra la dolcezza dell’illusione che quell’ideale d’uomo possa dichiararci amore eterno e la tristezza delle attenzioni non ricevute. Perché le donne sono così, ostinate. Non mollano, si aggrappano alla felicità, molte volte effimera, con le unghie e con i denti.
Il problema è, perché chiudersi in amori impossibili, facendosi sfuggire quelli possibili?
Lo psicoterapeuta Roberto Pani afferma che una relazione reale è molto più faticosa di una fittizia per una donna. Intraprendere un percorso con una persona che abbia prospettive future, significa diventare adulte, distaccarsi per sempre da quel mondo a cui sin da bambine ci si è affezionate, quello sicuro e idilliaco, in cui bastava guardare Ken per immaginare l’amore ideale. Un amore che non esisteva, così come non esiste quello per l’uomo “impossibile” che si è idealizzato.
E così ci si autocommisera, definendosi calamite per gli uomini sposati o per gli pseudo Casanova o, peggio, per gli affetti dalla Sindrome di Mr Big, che rifuggono i legami come la peste bubbonica. Gli stessi poi definiti “anime gemelle”, che non escono dalla mente neanche per un secondo.
Non ci si rende conto che non si ama Mr Big, ma il fatto stesso di essere innamorate. Il fatto di sentirsi su di giri, di curarsi per piacergli, di essere felici. Felici di una felicità malsana, fragile come un cristallo. Perché basta un sms non ricevuto per mandarla in frantumi. E bisogna aspettarselo, perché gli uomini sono biologicamente programmati per evitare i legami. Sono claustrofobici. E a volte la paura di mettersi in gioco gli è letale.
E due sono le soluzioni: si può continuare a rincorrere un uomo che non soddisferà comunque le aspettative o si può riflettere su quanto sia fondamentale, soprattutto per le donne, il tempo, acquistando consapevolezza di se stesse e del futuro che si vuole. Quello reale, che arriva alla velocità della luce.
Perché alla fine della vita, tra rughe e saggezza, bisogna poter ricordare quello che si è realizzato e vissuto da protagonisti, non quello che non si è riuscite a conquistare o quello che si è atteso invano.
E quando dicono che le storie piene di ostacoli sono quelle autentiche, bisogna tapparsi le orecchie: l’amore si dimostra appena se ne ha il tempo, senza perdere un secondo. Non tutte le storie complicate, con gli eterni indecisi, hanno un lieto fine, come quella di Carrie e Big. Alcune hanno solo una fine, quando è troppo tardi e ci si è lasciati sfuggire troppe occasioni e troppi secondi.
E allora chiediamoci se ne valga la pena, se riceviamo quanto diamo, se c’è un profitto di emozioni nelle relazioni che intraprendiamo. Su un pianeta con sei miliardi di persone a volte serve solo un po’ di coraggio per trovare chi non vuole sprecare neanche un secondo con noi e, con lui, noi stesse. Basta allenarsi a razionalizzare l’irrazionale e pretendere quello che si merita.
In amore vince chi ha coraggio.