Quante volte, dopo un grande dolore, ci siamo sentiti dire ‘La vita non finisce, in fondo va avanti?‘. Parole giuste, veritiere, ma in quei momenti di buio è impossibile leggerle, quelle parole.
Da questa sensazione inizia la storia di Chiara, la protagonista del romanzo Per dieci minuti di Chiara Gamberale, edito da Feltrinelli, nella top ten dei libri più venduti in Italia.
Due telefonate bastano per cambiare l’esistenza di Chiara: quella del marito che è a Dublino e le dice che non ha intenzione di tornare e quella del suo editore, per comunicarle che non toccherà più a lei scrivere per la rubrica di cui si occupava per una rivista. Intanto Chiara vive a Roma, una città in cui non si sente a suo agio, perché il suo posto è altrove, a Vicarello il paese dove ha vissuto con la sua famiglia.
E allora come si fa ad andare avanti? Un cambiamento forzato, non voluto che lì per lì sembra essere solo distruttivo.
La dottoressa T. , la terapista di Chiara, le propone un “gioco”, ideato da Rudolf Steiner.
“Perché non provi ogni giorno per un mese per dieci minuti una cosa che non hai mai fatto prima?” suggerisce la dottoressa.
“Tipo qualunque cosa, ascoltare una musica nuova, fare la doccia dai vicini”- prosegue la dottoressa.
Chiara chiede se avrà indietro la sua vita. Ci spera e intanto inizia con il gioco.
All’inizio riempire quei dieci minuti è la cosa più complicata del mondo, perché dieci minuti possono essere tanti se non si sa come utilizzarli.
Bastano anche piccole cose per partire: da uno smalto che mai Chiara avrebbe immaginato di mettere, a camminare di spalla per strada. O ancora sperimentarsi ai fornelli a fare un dolce oppure ritrovarsi a ballare hip hop.
Ai dieci minuti si alternano tanti momenti no: il pensiero dell’amore, del lavoro, una sofferenza che sembra essere senza fine.
All’inizio è Chiara a pensare ogni giorno a come vivere quel tempo, ma poi il senso si inverte: sono i dieci minuti a guidarla. E la portano alla scoperta di se stessa, di com’è diventata, di quello che si è persa attorno a sé.
La sofferenza dell’ultimo anno diventa un modo per rifarsi una vita. Cambiare è vitale, dice la dottoressa T. e Chiara cambia, e riprende a vivere. I confini in cui Chiara si sentiva protetta si rivelano essere dei limiti da superare, con la fantasia e la spontaneità.
Chiara Gamberale ha definito questo libro come un amuleto, che le ha donato la possibilità di non resistere al cambiamento. E questo libro può diventare un amuleto per chiunque riesca ad immedesimarsi in Chiara, alla ricerca di tutti i dieci minuti da cui è possibile ricominciare.
Credit photo [Bernabò]