Anche se lo hai conosciuto durante un incontro fugace o ti è stato presentato rapidamente da amici di amici, Francesco Villani è uno di quelli che ti rimane impresso nella mente. Se poi hai avuto la possibilità di scambiarci quattro chiacchiere o di averlo osservato mentre cammina per strada saltellando, con l’espressione tipica di chi è perennemente sospeso tra la realtà e il proprio mondo interiore, è sicuro che difficilmente te ne dimenticherai.
Quando lo incontri subito percepisci che si tratta di qualcuno che abbia a che fare con l’arte in generale, e dopo averlo sentito parlare, con la voce pacata e suadente dell’uomo colto che non ha bisogno di artifizi per catturare la tua attenzione, ti chiedi se si tratti di un poeta, di uno scrittore, di un compositore o di un filosofo.
Poi c’è qualcuno che ti riporta con i piedi per terra rivelandoti che si tratta di un vero talento del pianoforte, famoso e apprezzatissimo ma troppo lontano da certe dinamiche commerciali per potere essere riconosciuto dalle masse.
Lui non è un fenomeno di mercato, una faccia da copertina né un presenzialista: Francesco Villani è semplicemente un artista. Uno di quelli che proviene da una famiglia di talenti, un bambino che a quattro anni è stato messo sullo strumento quasi come se il sacro fuoco dell’arte fosse un dovere verso l’esistenza, piuttosto che una spontanea attitudine.
‘Da piccolo ho avuto un rapporto conflittuale con il piano perché mi ci hanno fatto sedere molto presto; i bimbi devono essere lasciati liberi di correre, giocare, farsi male‘ dichiara Villani e continua ‘Io non potevo correre né andare in bicicletta, mi era vietato praticamente tutto quello che può e deve fare un bambino, ma per fortuna a 12 anni mi hanno mandato in college in Inghilterra, dove finalmente è potuta emergere la parte anarchica di me. Chiaramente la mia vita è rimasta priva di tante esperienze: non prendo mezzi a due ruote e evito di svolgere attività che potrebbero procurarmi ferite alle dita. Di tutto questo guardo però il lato positivo: se a casa c’è un trasloco nessuno mi chiede di collaborare’.
‘Premio Musica News’ nel 2007, Villani ha collaborato con artisti internazionali come Carl Anderson, Bobby Durham, Eliot Zigmund, Lincoln Goines, Oitel Burbrige e con artisti italiani come Marco Zurzolo, Alex Britti, 99 Posse, Michele Placido e Roberto Saviano per il quale, nel 2008, ha composto le musiche di ‘Roberto Saviano Legge Gomorra’.
Ha firmato numerose campagne pubblicitarie di Dolce e Gabbana e inciso due dischi: ‘Anime’ del 2009 e ‘Il premio di consolazione‘ del 2012.
Queste le parole di Villani: ‘Il mio ultimo disco nasce da un incontro con Jesper Bodilsen, bassista del trio danese di Bollani, con cui ho subito avuto sintonia. Ci siamo incontrati direttamente in studio di registrazione e rivisitato insieme un mio repertorio aggiungendovi solo due inediti: ‘Sangue romagnolo’ e ‘Il premio di consolazione‘ che da il nome al disco. Diciamo che in questo modo ho realizzato un mio piccolo sogno e cioè di recuperare ‘Anime’ e riproporne le tracce in una chiave più jazz. Ero rimasto un pò deluso della mia versione soundtrack, forse troppo ‘nuda’ e così, con l’aiuto di Jesper e di mio fratello Pierluigi che è alla batteria, ho finalmente portato a termine un lavoro che non mi aveva completamente soddisfatto. L’unica nota dolente è il costo del disco che, sebbene si tratti di un lavoro molto essenziale, viene proposto dalla mia etichetta ad un prezzo decisamente troppo alto per un esordiente.
A chi gli chiede il perché della sua scelta di non essere commerciale come molti suoi colleghi risponde:
‘Ho smesso di essere selettivo nel senso che ormai sono gli altri ad esserlo con me: quando organizzano mega concerti sanno che non amo prendervi parte. Si sente sempre tutto male e ci vado di rado solo per accompagnare qualche amico come Marco Zurzolo. Chi mi vuole sa bene che per suonare ho bisogno della giusta acustica e di un pianoforte a coda per cui è automatico essere fuori da certe situazioni’.
Genio del piano e mago ai fornelli, Francesco Villani è una continua scoperta:
‘ Amo moltissimo cucinare e devo dire che i miei piatti sono molto apprezzati dai miei invitati. Quando non ho concerti organizzo con piacere cene a casa e durante la preparazione ho la fedele compagnia del mio iPod necessariamente in random: è capace di passare da Stravinskij a Gigi D’Alessio come se nulla fosse’.
Una vita, quella di Villani, interamente basata sull’uso delle sue mani; si rimane affascinati nel vederlo durante i concerti: chino sulle proprie dita, con gli occhi chiusi e la mente da un’altra parte. Perché è così che appare Francesco durante una esibizione: altrove.
‘La musica mi mette in contatto con la parte migliore di me: io solo lacaniano, sono significante. Il significato nn è altro che un sasso nella bocca del significante.‘
Credits photo [Pomigliano Jazz]