Che l’Italia navigasse in acque non proprio tranquille era chiaro a tutti, ma i dati diramati dall’ente statistico della Zona Euro sono a dir poco terrificanti. Secondo la ricerca svolta in base ai bilanci 2012, un italiano su tre rischia la povertà e, di conseguenza, l’esclusione sociale, dati che stridono fortemente con le prospettive di ripresa per il 2014.
Nel 2012 in Italia il 15% dei cittadini era gravemente privato dei beni materiali strettamente necessari mentre il 10% viveva in nuclei familiari nei quali si faticava a trovare lavoro. Paragonando le cifre italiane a quelle degli altri stati UE la situazione si fa ancor più difficile perché, in fatto di povertà, il Paese è secondo solamente alla Grecia, stato che per antonomasia raffigura la situazione di crisi economica. Proprio in virtù di questi dati l’Italia è stata annoverata tra gli stati più in difficoltà all’interno dell’Unione Europea, i cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, ovvero maiali in inglese).
Ma anche tra i PIGS il “Bel Paese” rimane a fondo classifica, visto che la percentuale di cittadini a rischio è pari al 29.9% contro il 28% della Spagna e il 25.3% del Portogallo; solo la Grecia – amara consolazione – riesce a fare peggio di noi con una quota di abitanti a serio rischio povertà, pari al 34.6%. Per trovare dati peggiori bisogna spingersi fuori dall’Europa con le percentuali di Lettonia, Romania e Bulgaria che spaziano tra 37% e 49%.
Non danno sorprese negative invece i paesi nordeuropei con il 15% della popolazione a rischio nei Paesi Bassi, il 17% in Finlandia e il 18% in Svezia e Lussemburgo. Passando invece alla “maestrina” Germania si scopre che sono a rischio 5 milioni di persone, ossia il 20% dei tedeschi.
Questi dati non fanno altro che confermare una situazione di crisi diffusa che regna in Italia da qualche anno, e forse contribuiscono anche a rendere più utopiche le prospettive di una ripresa che prima o poi si spera possa arrivare.