La Corte Costituzionale mette in off-side il Parlamento. Dichiarato incostituzionale il famigerato Porcellum, per estremizzare gli effetti della decisione dei 15 giudici, arrivata ieri pomeriggio, la nomina degli attuali deputati e senatori risulterebbe illegittima.
Dove non arriva la politica, ci pensa la magistratura. Ancora una decisione che fa discutere e che, se possibile, rende più incandescente il quadro politico nazionale. Molteplici i risvolti che possono derivare da questa sentenza che ha dichiarato illegittimo sia il premio di maggioranza senza soglia, sia le liste bloccate.
“La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”. Questo il dispositivo della Consulta.
L’efficacia della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale decorrerà dal momento in cui le motivazioni saranno pubblicate. Quindi, c’è ancora un po’ di tempo, una finestra gentilmente offerta dai 15 giudici alla classe politica.
La decisione ha avuto il merito di ridare fiato a tutti coloro che vogliono elezioni subito. Forza Italia grida al Parlamento, al Governo e al Presidente della Repubblica, che sono tutti illegittimi. Sulla stessa linea le dichiarazioni del Movimento 5 Stelle che identifica 148 deputati del Partito Democratico che, di fatto, non potrebbero sedere negli scranni della Camere in virtù dell’incostituzionalità del Porcellum.
Nelle fila dei Democratici si registra la solita Babele di dichiarazioni e prese di posizioni fra chi vuole andare subito al voto, anche con la legge elettorale disegnata dalla Consulta, e chi invece vorrebbe attendere un accordo fra i partiti per il varo del post-Porcellum. In questo caso però le fazioni del doppio turno alla francese e i tifosi del Mattarellum sono suddivisi in modo quasi equanime. Di certo è che da ieri pomeriggio, il deputato Roberto Giacchetti del Pd ha potuto riprendere a mangiare con regolarità visto che, proprio sulla necessità che il Parlamento varasse una Legge elettorale, aveva impostato uno sciopero della fame che ha sfiorato i due mesi di attuazione.
Ma cosa può realmente accadere? I costituzionalisti si dividono sulla legittimità dell’attuale Parlamento, anche se sembrano prevalere coloro i quali puntano su una Camera ed un Senato legittimi. Di certo, però, la legislatura rischia di accorciarsi ulteriormente perché basterebbe che un singolo gruppo parlamentare decidesse di dimettersi in massa per costringere il Parlamento allo scioglimento. Una mossa che, ad esempio, ci si potrebbe attendere proprio dal Movimento 5 Stelle. Il ritorno alle urne, in tal caso, sarebbe con una Legge elettorale proporzionale pura, con le preferenze, con soglie di sbarramento del 4% alla Camera e dell’8% al Senato. Insomma, i primi vagiti di una Terza Repubblica – con la definitiva archiviazione della Seconda, che a questo punto ricorderebbe molto da vicino la Prima, con annessi e connessi.