Nato nel 1912 a Fort Scott, Kansas, Gordon Parks si è appassionato alla fotografia molto presto, soprattutto per “immortalare” nei suoi scatti le condizioni di povertà ed emarginazione sociale e culturale, in cui era costretta a vivere la sua gente, colpevole soltanto di essere venuta al mondo con un colore di pelle diverso. Battendosi attraverso le sue immagini, per l’affermazione dei diritti di tutti, ed in particolare dei neri, continuamente messi al bando ed etichettati come “minoranza etnica”, nel 1941 ha modo di iniziare la sua carriera di fotoreporter, grazie al gruppo della Farm Security Administration, diretto da Roy Striker.
Successivamente, Gordon Parks lavora per riviste di moda come Vogue, non tralasciando comunque mai l’aspetto più giornalistico e sociale della sua professione, effettuando nel 1948 un interessante reportage su una gang di Harlem. Da quell’ottimo lavoro, Parks raggiunge un grande traguardo, quello di diventare il primo fotografo e scrittore afroamericano della celebre testata “Life“, dove non mancherà di narrare vicende legate al razzismo, alla povertà e alla segregazione, realizzando anche importanti ed indimenticabili ritratti di personalità di spicco della scena americana ed internazionale come Muhammed Alì, Martin Luther King, Malcolm X, Adam Clayton Powell e Stokely Carmichael.
In onore quindi di Gordon Parks da oggi, 5 dicembre 2013, al 16 febbraio 2014, Palazzo Incontro (Roma) allestirà una mostra intitolata “Una storia americana“. Il progetto, promosso dalla Provincia di Roma e dalla Regione Lazio, è stato realizzato dalla Gordon Parks Foundation di New York, in collaborazione con la Fondazione Forma per la Fotografia e organizzato da Contrasto e da Civita.
Infine, la mostra a cura di Alessandra Mauro è accompagnata da un volume edito da Contrasto e presenta al pubblico oltre 160 fotografie scattate da Gordon Parks, la prima grande retrospettiva europea dedicata all’estro creativo, tecnico, sociale e culturale di questo straordinario narratore del XX secolo.
“Le persone che vogliono usare una macchina fotografica devono avere qualcosa in mente, deve esserci qualcosa che vogliono mostrare, qualcosa che vogliono dire… Ho preso una macchina fotografica perché era l’arma che avevo scelto contro quello che odiavo di più nell’universo: il razzismo, l’intolleranza, la povertà” (Gordon Parks)