Dopo una settimana di acceso dibattito in Francia, con 268 voti favorevoli e 138 contrari, ha ricevuto il primo sì la legge sulla prostituzione, che mira allo sradicamento del fenomeno del sesso a pagamento, infliggendo ai clienti multe a partire da 1.500 euro. Ora la bozza di legge dovrà attendere il via libera anche del Senato, che ha tempo fino a giugno del 2014.
Alla Camera, ogni partito ha lasciato ai propri deputati la libertà di decidere: la maggior parte dei socialisti e del Fronte di sinistra ha votato a favore, contro, invece, i Verdi e i Radicali, mentre il gruppo del centro-destra, l’UPM e l’UDI si sono divisi.
Oltre al pagamento di una somma di denaro, la proposta di legge prevede l’istituzione di un fondo in aiuto delle vittime della prostituzione. Un’attenzione particolare è rivolta alle prostitute straniere che, in cambio di un permesso di soggiorno di 6 mesi, abbandoneranno l’attività. Prima dell’approvazione della normativa, in Francia era legale il sesso a pagamento, ma erano illegali lo sfruttamento, la prostituzione minorile e, a seguito della legge del 2003 di Nicolas Sarkozy, anche l’”adescamento passivo”.
La proposta di legge non ha trovato il pieno favore dell’opinione pubblica. Le “lucciole” sono infatti scese in piazza a manifestare il loro dissenso, ritenendo che questa normativa peggiori le già precarie condizioni della loro professione. “Siamo unanime nel ritenere che la criminalizzazione dei clienti non farà sparire la prostituzione ma accentuerà l’insicurezza delle prostitute costringendole ulteriormente alla clandestinità“, questo il commento di uno dei collettivi contrari alla legge.
Al fianco delle prostitute si sono schierati anche i “343 bastardi” che il 1° novembre hanno firmato il manifesto con cui si battevano per il diritto al sesso a pagamento tra adulti consenzienti. Tra i firmatari anche noti intellettuali francesi, dal giornalista Frederic Beigbeder al regista teatrale Nicolas Bedos. Questa protesta riecheggia il “manifesto delle 343 puttane” del 1971, in cui le firmatarie ammettevano pubblicamente di aver abortito, esponendosi così alle conseguenze penali. Presa di posizione che portò poi la Francia alla promulgazione della legge Veil del 1974 con la quale si rese possibile l’interruzione di gravidanza.
Infine, a sostegno della nuova norma sulla prostituzione, le femministe, che, con Anne Zelesky, condannano quel “perverso gioco di prestigio dove la libertà è messa al servizio della difesa di una schiavitù di fatto” che la Francia spera così di debellare.
[Foto: Internazionale.it]