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Categorie: Ambiente Cronaca Economia News

Brennero in tilt, gli agricoltori protestano: “Stop al falso italiano”

Published by
Matteo Sacchi

Ieri la frontiera italiana con l’Austria è stata invasa da migliaia di persone in giacca gialla della “Coldiretti”. L’obiettivo dell’azione era quello di fermare i numerosi tir che fanno entrare nel nostro paese cibo straniero che verrà poi rivenduto come italiano.

Non ci vuole molto ad avere le prove della gravità di questa situazione: poco dopo il loro arrivo al Brennero gli agricoltori sono riusciti a fermare un tir che portava cosce di suino tedesche che, lavorate da noi, sarebbero diventate prosciutto italiano. In questo campo la statistica è impressionante, nei banchi dei supermercati del nostro paese un prosciutto su tre arriva dall’estero e dunque non ne è garantita la qualità e la tracciabilità.
Basta poco tempo ancora per vedere un altro camion che trasporta cagliata del nord Europa portata qui per realizzare in economia formaggi “made in Italy”, naturalmente di scarsa qualità poiché se per fare un Caciocavallo italiano servono 7 litri di latte, con questa cagliata se ne usano solamente tre.

L’appello dei manifestanti è rivolto a tutti gli italiani, gli viene richiesto di stare più attenti alla spesa di tutti i giorni, controllando le etichette e premiando l’italianità della merce, senza buttarsi sulle grandi offerte, richiesta ancora più dura considerando la crisi economica che riduce i portafogli delle famiglie italiane. I manifestanti del valico del Brennero insistono affinché nei prodotti derivati del latte venga inserita obbligatoriamente la tracciabilità di prodotto, ossia un’etichetta che rechi in dettaglio tutti i paesi da cui è passato il latte e dove è stato lavorato.

Secondo il dossier presentato dalla Coldiretti a sostegno della manifestazione, circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy contiene materie prime straniere, ma i consumatori ne sono all’oscuro. Le importazioni di pessima qualità spacciate come italiane hanno un costo elevato che si ripercuote sul nostro paese: solo nell’ultimo anno – denuncia l’associazione – sono scomparse 32.500 stalle e aziende agricole e si sono persi 36 mila occupati nelle campagne.

Insieme agli agricoltori si è schierato anche il Ministro per le Politiche Agricole Nunzia di Girolamo, che ha parlato di dati allarmanti perché è impossibile che in un paese come il nostro, dove si producono eccellenze, i lavoratori dell’agroalimentare vengano costretti a chiudere a causa della concorrenza sleale di produttori stranieri che non puntano assolutamente alla qualità. “Nei prossimi mesi speriamo di vedere attuate misure a tutela del nostro commercio” dichiarano invece dalla Coldiretti.

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Matteo Sacchi