A volte possono bastare poche parole, se non una, per spiegare concetti complessi. Certamente arduo il compito quando si parla non di concetti, ma di un artista poliedrico del calibro di Franco Battiato. Nonostante la difficoltà, individuiamo due elementi da cui provare a partire. Dalla combinazione degli stessi, un titolo di canzone: Temporary Road. Brano musicale del 1985 appartenente all’album ‘Mondi lontanissimi’ e forse non il più conosciuto all’interno della discografia del Maestro.
Tuttavia, alcuni particolari colpiscono l’attenzione. A partire dalle frasi “life can be short or long/
tomorrow is another day” che ben sintetizzano l’idea di fugacità che dà il titolo alla canzone, fino al vivace sottofondo della seconda parte, ripresa/ omaggio del cantautore a Mozart e alla sua Marcia Turca. Un gusto per la citazione classica, sia essa nel testo o nel ritmo, affine a quello di Branduardi o di Vecchioni.
Frammenti significativi che da soli esprimono una piccola parte della varietà contenuta nella musica di Franco Battiato.
Il giornalista Giuseppe Pollicelli e il regista Mario Tani raccontano questo percorso artistico nella pellicola Temporary Road – (Una) vita di Franco Battiato, presentata recentemente al Torino Film Festival. Un viaggio fatto di canzoni, di suoni, oltre che di luoghi e persone, grazie alle riprese esclusive tratte dal tour per l’album ‘Apriti Sesamo’ (2012). Un film- documentario, dunque. In cui al centro non poteva che rimanere la poetica di provvisorietà/passaggio del Maestro, tradotta in un’incessante sperimentazione che dagli anni Sessanta prosegue tuttora; e non solo in campo musicale. Basti pensare alle sue esperienze di regista in Perdutoamor, Musikanten, Niente è come sembra, Auguri don Gesualdo o alle mostre di pittura che dal 1993 accolgono le sue opere in Italia e all’estero.
Appuntamento al cinema Mercoledì 11 Dicembre, unico giorno di visione nazionale del film. Con una raccomandazione del ‘protagonista’: “in questo documentario la cosa importante non è la musica che passa, ma tutto quello che dico nelle interviste”. Così, il cerchio fatto di musica, immagini e parole può armonicamente chiudersi.