Si chiama Brazuca e sarà l’unico protagonista ad avere la certezza di disputare dall’inizio alla fine il Mondiale brasiliano del 2014. In attesa del sorteggio dei gironi di venerdì, è stato presentato ieri al leggendario Parque Lade di Rio de Janeiro poco prima della mezzanotte italiana con una spettacolare proiezione di luci e immagini 3D, il pallone che accompagnerà l’intera manifestazione sudamericana del prossimo giugno. Uno sfavillante gioco di colori blu, arancione, oro e verde, come rappresentazione del Carnevale, un’intreccio di arzigogoli che ricordano i braccialetti portafortuna “Bonfin” originari dello stato di Bahia, e una la tecnologia rivoluzionaria che prevede una particolare simmetria creata con l’intento di migliorare grip, controllo, stabilità e l’aerodinamica in campo.
Il nome è stato scelto più di un anno fa, precisamente nel Settembre 2012 dopo che un sondaggio, effettuato tramite internet fra circa un milione di tifosi brasiliani, aveva incoronato “Brazuca” come vincitore rispetto a Bossa Nova e Carnavalesca. Il termine, storicamente dispregiativo, sta oggi a significare da una parte i brasiliani che vivono all’estero, compresi i numerosi giocatori, ma viene anche utilizzato nello slang per descrivere l’orgoglio nazionale.
La tradizione di utilizzare un unico pallone ufficiale per l’intero arco della manifestazione calcistica più importante del mondo, ha le sue radici nel 1970, quando l’Adidas fu incaricata dalla FIFA di realizzare quello che fu poi lo storico Telstar del Mondiale messicano. Era una sfera di cuoio, contraddistinta da 32 poligoni neri e bianchi cuciti a mano, che ancora oggi costituisce l’archetipo del pallone classico. Il nome era nato dalla fusione delle parole “Televisione” e “star”, proprio perché quello che vide trionfare il Brasile di Pelé, fu infatti il primo Mondiale trasmesso in tutto il pianeta attraverso la “scatola magica”.
Ma come dimenticare inoltre, lo storico Tango di Argentina ’78, o quello di Spagna ’82 che accompagnò i trionfi azzurri fino all’indimenticabile notte del Bernabeu dell’11 luglio. O le prime innovazioni tecnologiche sperimentate con l’Atzeca messicano nel 1986, l’Etrusco Unico delle “notti magiche” del ’90, il Questra della maledetta finale di Pasadena del ’94, il Tricolore francese, primo pluricromatico della storia. E anche il Fevernova del 2002 nippocoreano, il Teamgeist del trionfo di Berlino e lo Jabulani sudafricano che con i suoi cambi improvvisi di direzione causò grandissime difficoltà a tutti i portieri.
Quasi quarant’anni di storia del calcio, dodici edizioni consecutive mondiali: è il pallone l’oggetto attorno al quale rotola la passione di miliardi di persone, oltre agli affari milionari di tv e multinazionali. E’ il pallone, con il suo fascino, che ci rapiti sin da piccoli e ci ha fatto innamorare dello sport più bello del mondo.