Decaduto in Italia, eletto in Europa? La parabola politica di Silvio Berlusconi è lungi dal potersi dichiarare conclusa. Magari un po’ offuscata, considerando i numerosi guai giudiziari e l’esclusione dal Senato sancita la scorsa settimana. Ma nessuno – amici e nemici, avversari ed alleati – si azzarda a pronunciare la parola fine, come invece Matteo Renzi ha fatto in direzione del Governo Letta qualora non cambi marcia.
Ed ecco, allora, che divenire parlamentare europeo rappresenterebbe un debutto per il quattro volte Presidente del Consiglio dei Ministri italiano che porterebbe, oltre che ad un nuovo palcoscenico politico, anche ad una serie di garanzie e tutele che lo metterebbero al riparo da ulteriori problemi giudiziari, tra cui anche possibili mandati di arresto, che, nella realtà, il Cavliere teme più di tutto e di tutti.
Da editto bulgaro ad “eletto bulgaro”. Correva l’anno 2002, esattamente il 18 aprile, quando l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, denunciò “l’uso criminoso” della Tv pubblica da parte dei giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e dell’autore satirico Daniele Luttazzi, affermando successivamente che sarebbe stato “un preciso dovere della nuova dirigenza Rai” non permettere più il ripetersi di tali eventi. La conseguenza se la ricordano tutti. I tre “imputati” furono allontanati dalle emittenti televisive per molti anni.
Ebbene, si sa, “il postino suona sempre due volte”. Ed ecco, quindi, che la popolarità in Bulgaria del Cavaliere può tornare utile nelle prossime elezioni europee del maggio 2014.
Per capire la situazione, occorre partire dalla Legge Severino che prevede l’incandidabilità di Berlusconi per i seggi del Parlamento Europeo spettanti all’Italia, ma non specifica nulla sulla possibilità di candidarsi nei seggi di altri Paesi. Uno spiraglio.
In generale una Direttiva europea recita che chi si candida deve dimostrare di avere il diritto di elettorato attivo e passivo nello Stato da cui proviene. Detto ciò, però, non esiste una linea comune.
Dal sito ufficiale del Parlamento europeo, per quel che riguarda la condizione di eleggibilità in Danimarca, Lettonia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Ungheria, Bulgaria, Francia, Germania e Olanda, chi si candida deve essere eleggibile nel suo Paese.
In un altro gruppo di nazioni – Cipro, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Romania – il candidato deve essere residente per un periodo variabile e compreso fra 6 mesi e 5 anni prima dell’appuntamento con le urne.
Infine, in altri quattro Stati – Belgio, Malta, Portogallo e Grecia – si prevede genericamente che occorra essere iscritti nell’anagrafe dei votanti, presupponendo la necessità di recarsi in loco e Berlusconi non potrebbe farlo in quanto, come conseguenza della condanna ricevuta per il caso Mediaset, gli è stato revocato il passaporto.
In altri due Paesi la questione si dovrebbe approfondire, visto che in Austria non si può essere candidati se si è gravati da condanne superiori ad un anno in questa nazione e se non si gode del diritto di voto nel proprio Paese, condizione quest’ultima prevista anche in Svezia. Si potrebbero aprire spazi di discussione per chi viene affidato ai servizi sociali, come nel caso di Berlusconi.
La vera conditio sine qua non, però, non è solo quella del Paese ospitante, semmai dovesse essere individuato, ma la concreta possibilità di essere eletto. Quindi un’opinione pubblica non ostile e un partito abbastanza forte da garantire lo scranno europeo.
Dei 27 paesi dell’Unione Europea quello che sembra soddisfare questi criteri è proprio la Bulgaria. Berlusconi oltre ad essere molto popolare a Sofia e dintorni, è grande amico dell’ex Premier, Boyko “Boris” Borisov. Ed il suo partito Gerb, pur non essendo oggi alla guida del Paese, rappresenta con il 30% dei voti e ben 97 seggi in Parlamento, la prima formazione politica della Bulgaria. Aspetto non secondario, a livello europeo fa parte della grande famiglia del Ppe.
Sarebbe possibile ottenere la cittadinanza bulgara facendo richiesta ad un’ambasciata se la persona ha meriti particolari nei confronti della Nazione bulgara in campo sociale o economico, secondo l’articolo 16 di un Decreto del Presidente della Repubblica. È anche vero, però, che la Legge bulgara prevede che per essere candidati non si debba scontare una pena, pur non precisando in quale Paese. Se per di più si dovesse ottenere la cittadinanza per meriti sociali o economici, questo ostacolo potrebbe essere superato facilmente.
Fantapolitica? Può darsi, ma con Berlusconi – come insegnano questi ultimi 20 anni – tutto è possibile. Del resto, non sarebbe neppure il primo a tentare questa strada. A percorrerla, negli scorsi anni, Giulietto Chiesa candidato in Lettonia<, non eletto, Monica Frassoni e Anna Maria Corazza, rispettivamente candidate in Belgio e Svezia, che hanno invece portato a casa uno posto come europarlamentari.
E se poi non dovesse andare bene, c’è sempre la possibilità del salvacondotto russo rappresentato dal passaporto diplomatico che l’amico Vladimir Putin potrebbe concedere a Berlusconi.