Dopo quasi 20 partite è giusto fare un salto in America e controllare quale sia la situazione dei nostri Paisà in Nba. Squadre diverse, posizioni antitetiche, un solo tratto comune: la voglia di emergere. C’è chi ci sta riuscendo pienamente, Belinelli, chi vede la propria squadra scivolare sempre più verso il basso, Bargnani, chi invece come Datome non riesce a trovare spazio.
Sorriso pieno per Rocky Belinelli: gli Spurs volano, al momento leader della Western Conference in coabitazione con Portland (15 vinte – 3 perse il record) e Beli gongola: percentuali da tre sontuose, minuti di qualità concessi da coach Popovich e come se non bastasse la sorprendente capacità di essersi adattato rapidamente alla realtà nero-argento.
Che l’ex Fortitudo fosse uno studioso del gioco era cosa ben nota nell’ambiente, e, dopo l’ottima post season scorsa in maglia Bulls, la chiamata a difendere l’Alamo sembrava la giusta consacrazione per un giocatore molto spesso sottovalutato, privo del talento debordante degli altri azzurri impegnati in Nba, ma dotato degli attributi necessari, resi manifesti nella memorabile sfida coi Nets della scorsa stagione.
Miglior tiratore da tre dell’intera lega fino a questo momento, 56.3%, quasi 10 punti di media a partita e colpi pregevoli imparati alla bottega del Ginobili. Nella notte appena trascorsa un suo blocco granitico ha liberato Duncan per siglare il 102 a 100 di San Antonio su Atlanta, al termine di una gara che ha visto l’azzurro in campo per 25 minuti con 13 punti e 4 rimbalzi.
Che New York vivesse un momento difficile ne avevamo parlato in una puntata precedente, ma vedere i Knicks relegati in fondo alla classifica dell’Eastern sembrava del tutto improbabile. Nella città del Grande Melo Anthony qualcosa non funziona e stiamo usando un eufemismo: record terribile (3-13), sconfitte in serie incomprensibili, la stella che rilascia dichiarazioni deleterie per l’ambiente. In tutto questo, il nostro Mago Bargnani che sta facendo registrare ottime statistiche personali: 15 punti a partita con 5 rimbalzi, qualche doppia-doppia da 20 e 10, coinvolto in attacco e impegnato in difesa, cosa non consueta per l’ex Raptors.
Bargnani cerca di risollevare l’annata nera in cui sembrano essere precipitati i Knicks, candidati ad inizio stagione ad un ruolo da deuteragonista nella lotta a Miami per un posto alle Finals, ma al momento i numeri del Mago a poco servono. La difficoltà del basket a New York è cosa celebre: una serie di vittorie e si inizia a preparare la parata per portare in trionfo i giocatori, per evitare ritardi; una sola sconfitta e i giornali pronti a parlare di squadra sull’orlo del baratro. Tutto eccessivamente enfatizzato, ma stavolta abbastanza conforme alla realtà: Bargnani e soci non stanno rendendo e le voci sull’addio di Melo si fanno sempre più insistenti. Andrea dovrà munirsi di bacchetta magica per aiutare la causa, visto che punti e rimbalzi non bastano.
E Datome? Difficoltà inusitate a Detroit, con parecchie partite viste interamente dalla panchina per il giocatore sardo: le difficoltà del capitano della nazionale azzurra non sono solo personali, dato che nelle poche apparizioni, veramente poche, qualcosa di buono l’ha offerto, vedi i 10 punti nella sfida contro Golden State.
I Pistons non riescono a trovare continuità di risultati (7-10) e sebbene al momento siano tra le 8 squadre partecipanti ai playoffs, il sistema di gioco sembra troppo masticato: coach Cheeks continua a schierare quintetti pesanti con Drummond, Monroe e Smith contemporaneamente in campo, e gli spazi per il nostro Gigi sono praticamente inesistenti. Integrato nello spogliatoio e ben voluto da compagni e staff, l’ex Virtus Roma dovrà stringere i denti e continuare ad aspettare il suo momento. L’avventura in Nba è appena agli inizi.
[foto: www.eatsport.net]