La notizia è stata data dal ministro Nunzia De Girolamo attraverso un tweet: è stato approvato il decreto sulla Terra dei fuochi, presentato dallo stesso ministro dell’agricoltura e dal ministro dell’ambiente Andrea Orlando, che pochi minuti fa, grazie al solito Twitter, ha confermato la notizia. Secondo il ministro, il decreto afferma un principio fondamentale: la tutela dell’ambiente è tutt’uno con la lotta alla criminalità organizzata.
“Il decreto, che reca disposizioni urgenti per fronteggiare emergenze ambientali e industriali, è stato largamente dibattuto. Con il Dl si dà il via alla mappatura delle aree interessate e si semplificano e accelerano le bonifiche. Il cosiddetto decreto Terra dei Fuochi approvato oggi in Consiglio dei Ministri è un provvedimento importante, che potrà essere ulteriormente migliorato nel suo passaggio alla Camera”, secondo Ermete Realacci (Pd), presidente della commissione Ambiente della Camera.
Il decreto prevede la costituzione di un Comitato interministeriale e di una Commissione con il compito di individuare e potenziare azioni e interventi di monitoraggio e tutela da realizzarsi nell’area della Campania. L’azione della Commissione ha lo scopo di semplificare e accelerare le procedure per l’attuazione degli interventi di bonifica dei territori. Considerata la diffusione di notizie sullo stato di contaminazione dei terreni agricoli campani e su eventuali pericoli per la salute umana di alcuni prodotti agroalimentari di quella regione, appare urgente acquisire una fotografia ufficiale della situazione attraverso una mappatura delle aree che individui quelle interessate da fenomeni di inquinamento tali da rendere necessaria la limitazione della coltivazione. A tale proposito, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania (Arpa Campania) svolgono le indagini tecniche per la mappatura secondo gli indirizzi comuni e le priorità definiti con direttiva dei ministri delle Politiche agricole, dell’Ambiente e della Salute, d’intesa con il Presidente della Regione Campania, che sarà emanata entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Tra le novità più rilevanti, infatti, c’è l’introduzione del reato di combustione abusiva di rifiuti. La norma ha l’obiettivo di introdurre sanzioni penali per contrastare chi appicca i roghi tossici, oggi sanzionabili solo con contravvenzioni. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni. Se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa, o comunque di un’attività organizzata, la pena è aumentata di un terzo. La pena è aumentata se i fatti sono commessi in territori che, al momento della condotta e comunque nei cinque anni precedenti, siano o siano stati interessati da dichiarazioni di stato di emergenza nel settore dei rifiuti, come nel caso della Campania. Se per la commissione dei delitti sono utilizzati mezzi di trasporto, si applica la confisca. Alla sentenza di condanna consegue la confisca dell’area sulla quale è commesso il reato, se di proprietà dell’autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica e ripristino dello stato dei luoghi.
Grande soddisfazione dal mondo della politica. Il governatore campano Caldoro ha commentato: “Dal Governo ok alle richieste della Regione e dei cittadini. Parte il lavoro comune sulla Terra dei fuochi”. Paolo Romano, presidente del Consiglio regionale della Campania ha commentato: “Fondamentale è anche il raccordo informativo che si crea tra l’autorità giudiziaria e i sindaci al fine di intervenire con le bonifiche sui terreni colpiti da sversamenti illegali e per creare quella rete di prevenzione, repressione ed intervento indispensabile per affrontare questa immensa problematica che investe la vita dei cittadini delle province di Napoli e di Caserta”.
Di sicuro è stato fatto un primo passo in avanti, ma si è ancora molto lontani dalla soluzione del problema. Per anni un furto in un supermercato ha avuto una maggiore rilevanza penale rispetto all’inquinamento di una falda acquifera. In sede processuale, si è spesso stati costretti a ricorrere alla fattispecie del disastro ambientale, con esiti disastrosi. Magistrati ed esperti avevano avvisato della necessità di inserire nuove fattispecie delittuose in materia ambientale all’interno del codice penale e non, come in passato, nel già complesso e inefficace Testo unico ambientale, proprio per superare le criticità del nostro ordinamento. Le norme contenute in questo T.U. sono spesso ambigue, contraddittorie, perché basate sulle cosiddette clausole di antigiuridicità speciale, cioè condotte caratterizzate da abusività ed illiceità, con contorni spesso ambigui e indefiniti. Tuttavia, il decreto sulla terra dei fuochi dimostra che la politica ha preso conoscenza che in materia ambientale sia necessario il ricorso a fattispecie delittuose anziché a sanzioni di natura amministrativa, perché viene ad essere leso un bene fondamentale, con una proiezione transgenerazionale. Ciò che la politica non ha ancora il coraggio di attuare è l’inserimento di nuovi reati ambientali all’interno del codice penale, per cui si debba associare al dolo l’evento di pericolo concreto o di danno, con una scala di aggravanti. Con riferimento al disastro ambientale, ritenuto la fattispecie delittuosa ambientale massima, si è ancora ignorato il suo inserimento nel codice penale.
Don Maurizio Patriciello, che conosce bene la realtà e le problematiche della terra dei fuochi, nelle sue dichiarazione ha smorzato i facili entusiasmi politici e ha tentato di focalizzare l’attenzione su aspetti che ancora non sono stati risolti: “Ora servono interventi a monte, leggi in grado di bloccare il fenomeno degli sversamenti abusivi sulle nostre terre di rifiuti provenienti da tutto il territorio italiano. Le attività «in nero», come quella venuta alla luce a Prato producono anche scarti in nero, cioè rifiuti che non possono essere smaltiti alla luce del sole e che finiscono per essere interrati nella Terra dei Fuochi. Il problema lo risolveremo sicuramente con la repressione, che è il primo atto, ma poi anche andando a incidere seriamente sulla tassazione di queste fabbriche e sulla sistemazione delle loro attività. Se si continua a produrre in nero, e noi facciamo finta di non vedere il problema non troverà mai una vera e definitiva soluzione”.