Il cane. Animale fedele, tenero, giocherellone, pronto a tenerci compagnia o a consolarci in ogni situazione. Avere un piccolo cucciolo da accudire e coccolare è il sogno di molti bambini. Ma molti non si rendono conto che un cane comporta mille responsabilità. E si finisce così per l’abbandonarlo. In mezzo a una strada, in un canile, in aperta campagna. Fregandosene poi delle conseguenze che questo gesto può comportare.
Ogni anno in Italia vengono abbandonati 135 mila animali, incrementando così il numero dei randagi. E tutto questo è un business. Sì, perché la gestione dei canili e di tutte le strutture che ospitano questi innocenti animali è in mano ai comuni i quali, anziché creare strutture municipali, stipulano convenzioni con società private e, una volta stabilito l’accordo, non vi è nessun tipo di controllo. Nasce così il “mercato dei randagi” che lavora bene se il numero di amici a quattro zampe è considerevole.
Tutto questo si attua a condizione che il servizio sia economico e ci sia un ribasso a base d’asta. Ecco spiegate le condizioni fatiscenti di molti canili, dove i cani vengono detenuti in gabbie strette, sporche, senza cibo ne acqua, e spesso viene anche impedita l’adozione di questi sfortunati randagi.
La Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha deciso di lanciare la campagna “Il Diritto di vivere”. Nelle principali piazze italiane il 7 e l’8 dicembre 2013 avverrà una raccolta firme per chiedere ai Presidenti di Camera e Senato, ai Ministri della Salute e dell’Ambiente una rigorosa ed effettiva applicazione delle norme vigenti per tutelare veramente gli animali e i loro diritti. Le richieste sono semplici: il risanamento dei canili esistenti, la costruzione di canili sanitari e di nuovi rifugi, una maggiore attenzione nel controllare le nascite di cani e gatti e le verifiche rigorose da parte dei funzionari dell’A.S.L. sulla rispondenza dei canili alle normative vigenti e sulle reali condizioni di detenzione dei cani.
La normativa in particolare a cui si fa riferimento è la Legge 281 del 1991 che stabilisce che sono le autorità locali, Comuni e A.S.L., i responsabili della gestione del randagismo sul territorio. Purtroppo però la creazione di strutture private che hanno come unico scopo quello di creare profitti sfruttando il fenomeno dei randagi impedisce una reale attuazione di questa norma.
Le principali irregolarità che la LNDC contesta in questi “canili-lager” sono: il sovraffollamento, la carenza di cibo e acqua, l’assenza di prevenzione delle nascite tramite sterilizzazione, la fatiscenza delle strutture, le carenze igienico sanitarie, l’elevata mortalità dei cani, le soppressioni mascherate da eutanasie, i maltrattamenti, le scarse o nulle adozioni, i decessi non denunciati.
Non bisogna però fare di tutta l’erba un fascio: ci sono anche strutture, i cosiddetti “canili-rifugio”, gestiti da volontari, che hanno realmente a cuore la salute e il benessere dei loro ospiti a quattro zampe, che fanno i conti tutti i giorni con le sempre maggiori spese mediche e alimentari e che fanno di tutto affinchè queste povere bestie vengano adottate.
Controllare le attività illecite e losche di gestione dei canili-lager e denunciare le inumane condizioni di vita a cui i cani vengono sottoposti è un nostro dovere. Non solo per sentirci a posto con la coscienza, ma anche per dimostrare gratitudine nei confronti di compagni fedeli che, se fosse loro data questa possibilità, resterebbero al nostro fianco per tutta la vita.