Sono ormai passati tre anni da quei fatidici giorni che hanno tenuto molti italiani davanti ai teleschermi. La sparizione davanti al centro sportivo, le disperate ricerche e gli indiziati poi scagionati; una macchina delle ricerche che non si è mai fermata, neanche dopo il ritrovamento del cadavere avvenuto il 26 febbraio 2011.
Oggi però la madre di Yara non ce la fa più: in un’intervista a Sky Tg 24 racconta di vivere angosciata dal fatto che le stesse mani possano presto tornare ad uccidere, che quello che è successo a sua figlia possa non essere un caso isolato. Dopo tre anni di ricerche la polizia non si ferma ma, incrociando i dati del Dna ritrovati sul corpo della ragazzina, prima di riuscire ad arrivare ad un’altra pista (e non a una soluzione) potrebbero volerci anni. Intanto, per le strade di Brembate è comprensibile che non si giri tranquilli, il mostro potrebbe essere uno di loro, una persona che conoscono, salutano e magari anche stimano.
Nell’intervista la madre parla anche a nome del marito e sostiene di vivere in attesa di qualcosa: di una telefonata o di una lettera che possa chiarire la situazione perché, se già sopravvivere alla propria figlia è drammatico, è straziante non sapere a chi appartiene la mano del mostro che l’ha strappata troppo presto alla famiglia, agli affetti e a questo mondo che aveva ancora tanto da offrirle.
IL SERVIZIO DI TG LA7
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Non è ancora persa la speranza di trovare un colpevole per il terribile omicidio di Yara, Maura Panarese ha interrotto il silenzio per questo appello (e poi ha ristabilito il regime di silenzio stampa) proprio perché c’è ancora una luce in questo terribile caso, la luce portata dai poliziotti che indagano senza sosta, delle persone che continuano a cercare e della speranza che qualcuno che abbia visto o sentito qualcosa si faccia vivo.