Ancora un allarme lavoro, secondo le stime diffuse dall’Istat. Il mese scorso il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è schizzato al 41,2%. Come emerge dal report, si tratta del livello più alto dal gennaio 2004, cioè l’anno dell’inizio delle serie storiche mensili, e dal primo trimestre del 1977, quando cominciarono appunto le serie storiche trimestrali.
Per la classe di età 18-29 anni il tasso di disoccupazione è circa del 28%, vale a dire un rialzo di più di cinque punti su base annua, con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione e 68 mila ragazzi senza lavoro.
I dati non sono incoraggianti neanche sul lungo periodo: un disoccupato su due cerca lavoro da un anno o più e l’incidenza della disoccupazione di lunga durata dal 53,5% del terzo trimestre 2012 è salita all’attuale 56,9%. Vale a dire che otto disoccupati su dieci sono alla ricerca di un lavoro da almeno 12 mesi.
Anche quello che l’Istat definisce “lavoro atipico”, ossia il lavoro precario, che secondo tutti i governi degli ultimi dieci anni avrebbe dovuto dare respiro al mercato occupazionale, creando flessibilità e mobilità, ha subito invece un nuovo calo, il terzo consecutivo. Nel terzo trimestre del 2013 il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori è sceso a 2 milioni 624 mila, con 253 mila unità in meno in un anno. Una diminuzione anche più forte di quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato, con un segno meno pari all’1,3%.
Nessuna ripresa, quindi, per la crisi lavorativa italiana. Anzi, sempre più giovani restano senza lavoro, anche per lunghi periodi, e l’inevitabile effetto è quello riportato da un’altra recente indagine Istat: un aumento degli scoraggiati, ossia di quelle persone che, stanche della situazione, si rassegnano e non cercano neanche più un lavoro.
Ma se più di un disoccupato su tre ha meno di 30 anni, il rischio reale è per tutto il Sistema Paese e in particolare per il Welfare, che rischia un vero e proprio collasso se questo circolo vizioso non dovesse cessare.
Intanto una conferma dell’emergenza occupazionale italiana è data dal web. Letteralmente presi d’assalto gli annunci di lavoro per l’estero. I giovani italiani, nonostante lauree e specializzazioni, sono disposti a fare i lavapiatti in Germania pur di trovare un’occupazione che gli permetta di emanciparsi dalla famiglia di origine e magari col tempo “sistemarsi”. A dispetto di tutti gli appellativi di “bamboccioni” o di “choosy” subiti dai vari ministri che si sono succeduti negli ultimi anni.
“La stabilità della disoccupazione e dell’occupazione è coerente con il quadro economico. E’ evidente che la disoccupazione è elevata” si è limitato ad osservare il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Ed in merito alla questione giovanile ha dichiarato che “è aumentata leggermente nonostante i 15 mila posti di lavoro creati con gli incentivi“, in riferimento al tanto discusso bonus giovani. Secondo il ministro “I dati sarebbero stati peggiori senza questi interventi. È evidente che la ripresa economica tarda a riflettersi sul mercato del lavoro. I dati Istat non sono sorprendenti pur se negativi“.
Ed anche a livello europeo i dati sulla disoccupazione giovanile non sono incoraggianti: Eurostat registra il nuovo record storico a 24,4% per i giovani fino a 25 anni, ossia 3,577 milioni senza lavoro, 15.000 in più rispetto a settembre. L’arrivo di nuovi dati macroeconomici dall’Europa incide anche sulle borse: sotto osservazione, ancora una volta, l’Italia con un dato generale sulla disoccupazione di ottobre ancora al livello record del 12,5%. I dati preliminari sul lavoro dell’Unione europea condizioneranno certamente la prossima riunione della Bce, in agenda per giovedì prossimo. Se la disoccupazione non dovesse diminuire e l’inflazione dovesse rimanere lontana dall’obiettivo del 2% annuo, il governatore Mario Draghi potrebbero spingere l’acceleratore su nuove misure straordinarie.