Se le torte di Buddy Valastro non bastano a rendere più dolce il venerdì sera di Real Time, da ieri, c’è una novità che farà venire l’acquolina in bocca a tutti golosi d’Italia. Stiamo parlando di Bake off Italia – Dolci in forno, la versione italiana del noto cooking talent per aspiranti pasticceri, condotto da Benedetta Parodi. Una sorta di “Masterchef”, meno urlato e aggressivo, dove i concorrenti si sfidano a colpi di glasse e sac à poche per aggiudicarsi il titolo di miglior pasticcere amatoriale d’Italia e la possibilità di pubblicare un libro di ricette.
Fenomeno televisivo planetario, The Great British Bake Off, è un format targato BBC che dall’Inghilterra, dove alla quarta stagione registra ancora ascolti da record, si è affermato in tredici paesi tra cui l’Italia. Visto il successo dell’originale, l’attesa era alle stelle per il debutto sulla rete ammiraglia di Discovery. Evidentemente il grande battage pubblicitario che l’ha preceduto da settimane, un qualche effetto deve averlo sortito se il programma, con il suo 1,2 milione di spettatori, ha segnato il record assoluto della rete.
Tra ganache, marmellate, lezioni base di pasticceria e sfornate di torte e dolcetti da leccarsi i baffi solo a vederli, la prima puntata è stata una full immersion senza pause pubblicitarie nel meccanismo del talent. Il ritmo è incalzante e cinquanta minuti passano velocemente senza accorgersene mentre Benedetta Parodi ci presenta i nove concorrenti. Cinque donne e quattro uomini, diversissimi per età e background sociale, ma con una caratteristica in comune: passione per i dolci e voglia di mettersi in gioco in una sfida in cui dovranno dimostrare di essere abili e veloci nel realizzare, partendo dagli ingredienti semplici della tradizione italiana, dolci buoni ed esteticamente perfetti in grado di conquistare il palato e il giudizio di due giudici d’eccezione: il “re del cioccolato” Ernst Knam e Clelia D’Onofrio, storico direttore del “Cucchiaio d’Argento”.
Inflessibile e pignolo Khan, sempre pronto a mettere in difficoltà i concorrenti con quel suo atteggiamento “teutonico” da primo della classe, con domande trabocchetto su farine e lievito di birra; non è da meno la D’Onofrio, all’apparenza più morbida e meno irruenta del Maestro pasticcere, ma altrettanto severa nei giudizi. A smussare la tensione della gara c’è la Parodi che questa volta, invece di spignattare tra i fornelli, ricopre il ruolo di “angelo custode” dei concorrenti, sempre pronta con una parola a dare conforto, supporto e consigli preziosi. Ma è la gara di cucina la vera protagonista dello show, che si svolge in una tendo-struttura allestita nei giardini della seicentesca Villa Arconati, a Bollate, e arredata con un romantico stile Shabby Chic che esalta l’atmosfera calorosa del programma. In ognuna delle sei puntate gli aspiranti pasticceri saranno impegnati in una doppia sfida: una creativa, in cui dovranno mettere a frutto tutto il loro ingegno per “interpretare” a loro gusto la ricetta assegnata dai giudici, e l’altra tecnica, una sfida temuta dove ciò che fa la differenza tra il proseguire l’avventura o tornare a casa, è l’esecuzione impeccabile di un grande classico della pasticceria.
La sfida creativa della prima puntata è un classico della merenda all’italiana: pane e marmellata. I concorrenti sorridono, ma la perplessità aleggia nell’aria. Avranno tre ore di tempo per realizzare due tipi di marmellate e due pani, rigorosamente impastati a mano. Quasi nessuno punta alla semplicità e alla tradizione, ma l’assaggio va bene più o meno per tutti; la sfida tecnica invece, prevede che i concorrenti debbano seguire alla lettera la ricetta della Sacher Torte nella versione di Ernst Knam. Il suo consiglio per tutti è: “attenzione alla glassa”, che si rivela poi un po’ per tutti la vera bestia nera. Dopo un’ora e mezza le Sacher dei concorrenti sono pronte per essere giudicate “alla cieca”: l’aspetto lascia notevolmente a desiderare. L’assaggio premia Madalina mentre Elena si aggiudica il grembiule blu del migliore della giornata. Il peggiore, e quindi primo eliminato, è Roberto.
[Credit Photo: Real Time]