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Categorie: News Sport

Sochi 2014: ci saranno più controlli antidoping

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Giorgio Bruni

Più controlli antidoping e pene esemplari: il presidente del CIO, Thomas Bach, racconta al mondo della sua grande lotta al doping che sta mettendo in atto per i prossimi giochi olimpici invernali, appuntamento da non perdere con il grande sport del “circo bianco” che aprirà le danze il 7 febbraio 2014, con la cerimonia di apertura.

L’edizione numero 22 delle olimpiadi invernali, sarà ospitata per la prima volta dalla nazione del Cremlino, dopo che nel 1980 la capitale Mosca fu sede dei Giochi Olimpici estivi.
Ci saranno oltre 2400 controlli antidoping – spiega Bach – e una grande attenzione verrà posta sui test pre-competizione che saranno incrementati del 57% rispetto alle Olimpiadi di Vancouver 2010.

Bach, che a Sochi vivrà la sua prima Olimpiade da numero uno del Cio, ha anche chiesto pene piu’ severe per gli atleti colpevoli di doping, auspicando che sia approvato nei prossimi giorni il Codice mondiale antidoping 2015, che prevede quattro anni di squalifica a chi è riconosciuto colpevole di doping contro la sanzione dei due attualmente in vigore.

Il nuovo presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ha snocciolato con orgoglio i numeri della lotta al doping nel corso dei prossimi giochi invernali di Sochi 2014. Peccato, però, che dalla Russia arrivino notizie del tutto diverse: il laboratorio incaricato di effettuare i controlli durante il periodo olimpico rischia di perdere l’autorizzazione per assenza di garanzie sui test.

Lo scorso 17 novembre l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) ha ufficialmente sospeso il centro di Mosca, cui è stata affidata la gestione delle Olimpiadi di Sochi attraverso una sede distaccata. Il provvedimento, della durata di sei mesi (dunque oltre la fine dei giochi, in calendario dal 7 al 23 febbraio), è però sospeso in via condizionale: per far sì che non diventi effettiva, entro il primo dicembre il laboratorio dovrà obbligatoriamente reclutare degli “esperti indipendenti” che assicurino la qualità dei controlli, in base ai parametri Wada. Di fronte a questa notizia, il Cio continua a ostentare sicurezza: “Il rigore del programma antidoping non è in discussione: la decisione dell’Agenzia mondiale non lo indebolisce ma lo rinforza”, si legge in comunicato.

Ma di fatto, a meno di tre mesi dalla cerimonia inaugurale, sui giochi olimpici pende una vera e propria spada di Damocle. La stessa Wada, infatti, “esorta caldamente il Cio a prendere al più presto delle misure appropriate (compresa la designazione degli esperti) al fine di assicurare l’integrità totale delle analisi”. E scongiurare ulteriori problemi. Per il comitato organizzatore e per il Cio sarebbe davvero difficile trovare in così poco tempo un centro alternativo in grado di svolgere un numero tanto elevato di analisi. Con buona pace della media di quasi un test antidoping per atleta annunciata da Bach.

Non che la situazione in corso in Russia sia un inedito assoluto per le grandi manifestazioni sportive. Dall’altra parte del mondo, in Brasile, si sono ormai praticamente arresi: i prossimi mondiali di calcio non avranno un centro anti-doping nel Paese di svolgimento. Qui la Wada ha già tolto l’autorizzazione al laboratorio di Rio de Janeiro per mancato rispetto degli standard internazionali. La revoca, decisa lo scorso agosto ed entrata in vigore a fine settembre, stabilisce che il laboratorio Ladetec – l’unico accreditato in tutto il Brasile – non può più eseguire alcun test antidoping per conto di nessuna autorità. E il presidente della Wada, John Fahey, ha confermato che il centro non riuscirà a riavere l’autorizzazione entro la prossima estate. Per questo la Fifa ha già messo a punto un piano alternativo: i controlli antidoping del mondiale saranno effettuati nel centro Wada di Losanna, in Svizzera. Ad appena 9mila chilometri di distanza da dove si disputeranno le partite.

Una soluzione chiaramente d’emergenza, che pone alcuni problemi logistici (come il trasporto transoceanico dei campioni di sangue e urina), che però la Fifa ritiene “non insormontabili”. Anche perché il numero dei controlli antidoping di un Mondiale di calcio (a cui partecipano circa 700 giocatori) è limitato. Ben diverso sarebbe se la questione dovesse riproporsi di qui a due anni e mezzo, quando Rio de Janeiro ospiterà le Olimpiadi. In Brasile guardano già alla scadenza del 2016: l’obiettivo, tutt’altro che scontato, è riavere un centro accreditato entro quella data. “Non c’è mai stata un’Olimpiade in una città senza un laboratorio anti-doping e noi non vogliamo essere la prima”, ha affermato Marco Aurelio Klein, direttore esecutivo dell’agenzia antidoping brasiliana. Purtroppo c’è sempre una prima volta: Rio trema, Sochi rischia addirittura di precederla.

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Giorgio Bruni