Dopo le dimissioni choc di Galliani dell’ora di pranzo, Casa Milan, la nuova sede della società rossonera, apre le porte al ritorno di uno dei suoi figli prediletti: Paolo Maldini è il nuovo d.t. del Milan. Dopo settimane di chiacchiere circa il nuovo organigramma societario della dirigenza, Barbara Berlusconi inizia a comporre il suo intricato mosaico per rinverdire i fasti della società milanese.
La notizia era nell’aria da tempo, e, l’effetto domino scatenato dall’addio dell’ormai ex Amministratore Delegato, ha accelerato i tempi del ritorno alla base del leggendario numero 3 della difesa degli invincibili.
Compito non semplice quello spettante a Maldini: il nuovo direttore dell’area tecnica rossonera dovrà non solo contribuire a piene mani al tentativo di salvare la stagione del Milan dall’esito al momento nefasto, altresì dovrà ergersi a monumento vivente per dare sicurezza ad un ambiente provato dalla latenza di risultati e orfano, da pochissime ore, del simbolo dirigenziale che per anni aveva dominato la scena calcistica europea, con mosse di mercato magistrali ed un senso di appartenenza alla causa unico nel genere.
I rapporti tra Maldini e Galliani non sono stati di certo idilliaci negli ultimi anni, con l’ex bandiera ammainata troppo rapidamente e riposta frettolosamente nel cassetto dei ricordi: incarichi quali ambasciatore internazionale o dirigente senza specifiche competenze di campo, non sono mai stati presi in seria considerazione dall’ex giocatore, convinto di potersi ritagliare uno spazio di prim’ordine nella società che per anni ha giovato delle sue prestazioni sportive.
L’avvicendamento segna un passaggio di consegne storiche, e la scelta di Maldini come d.t. non può che essere visto come emblema dell’insanabile falla creatasi tra la vecchia guardia dirigenziale e il new management capeggiato da Lady Barbara: la strada del new deal milanista ha gettato la prima colata di cemento, vedremo ora quali saranno i prossimi pezzi che andranno a comporre il restyling dello staff rossonero.