Sardegna: Gabrielli, “Fondi mal gestiti”. E soldi mai spesi

Il sistema di allertamento nazionale, così com’è, è un sistema che può funzionare“. Lo ha detto Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, durante la commissione ambiente alla Camera. Eppure ogni anno l’Italia conta sempre più vittime ad ogni alluvione. Perché?

I numeri parlano, per voce dello stesso Gabrielli: “Ho verificato quanti miliardi sono stati imputati a progetti per la messa in sicurezza sotto il profilo idrogeologico. Tra fondi comunitari, fondi ex fas, fondi di coesione e fondi regionali sono 2 miliardi e mezzo, dei quali sono stati spesi 400 milioni“. Riguardo al “famoso fondo dell’Apq (accordo di programma quadro sul dissesto idrogeologico) – 600 milioni- abbiamo visto che ci sono regioni che hanno speso lo 0,1%; molto probabilmente, il compenso al commissario che doveva fare qualcosa e non l’ha fatto” aggiunge.

Eppure non si tratta solo di fondi: c’è sempre tempo per imparare a gestirli, affinché disastri come il nubifragio in Sardegna facciano meno paura. Inoltre, Gabrielli afferma che occorrerebbe comunque un lavoro di anni ed anni per la messa in sicurezza del territorio. Insiste però sull’importanza della figura del geologo, fondamentale per garantire un corretto sfruttamento del suolo (necessità basilare per un paese, come il nostro, in cui 5.596 comuni su 8.101 sono periodicamente interessati da frane).

Proprio Davide Boneddu (presidente dei geologi della Sardegna) intanto spiega che, a tutt’oggi, ci sono 300 comuni su 380 in Sardegna a rischio idrogeologico, 280 kmq a rischio inondazione e 180 aree in zone di pertinenza di alvei; a monitorare il tutto, 45 geologi disponibili 24 ore su 24.

Il problema, secondo il capo della Protezione Civile, è un altro: è la cultura della prevenzione, che L’italia fa ancora fatica a recepire. “Quando c’è l’allerta, c’è l’allerta. Non produce effetti negativi? Vuol dire che ti sei preparato. Il sistema di allertamento ha un senso se c’è un sistema di pianificazione e se, all’interno di un sistema di pianificazione, c’è una corretta comunicazione alla gente”, spiega il capo della Protezione civile. “C’è una legge che mette in capo ai sindaci la comunicazione del rischio”. Eppure, “se i sindaci si sono visti rifiutare da parte della popolazione queste ordinanze di evacuazione (che sono atti imperativi), ciò conferma che il problema è culturale”.

Dal canto loro, i sindaci intervenuti nell’audizione di stamattina si sono difesi, asserendo che probabilmente ad essere mancata è stata una formazione della Protezione civile verso tutti i responsabili, da poter poi trasferire ai cittadini. Il senso, insomma, è il medesimo: poca cultura della sicurezza.

È criminale che si consenta l’abitabilità dei seminterrati, soprattutto in zone a rischio esondazione”, continua Gabrielli. La stessa tesi che Laura Comi (PdL) aveva cercato di portare avanti la settimana scorsa durante il programma Agorà, sollevando tuttavia pesanti critiche soprattutto per aver condannato la famiglia che, al momento della tragedia, si trovava proprio in un seminterrato; un comportamento effettivamente pericoloso, se non fosse che la famiglia in questione nel seminterrato vi abitava stabilmente. Di qui dunque la costernazione da parte del capo della Protezione civile.

“Oggi abbiamo sempre più bisogno che tutti i soggetti che oggi compongo la Protezione Civile (e la Protezione Civile è composta dalle istituzioni, dalle regioni, dallo stato…) siano nelle condizioni di gestire con minori conseguenze negative quelle che sono le inevitabili modificazioni. Non so se sia un cambio climatico, però prendo atto che questa è una condizione che siamo vivendo”, conclude Gabrielli.

[Foto: Sardegnalive.net]

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