Si chiama SIA, Sostegno per l’Inclusione Attiva, il reddito minimo garantito previsto dalla legge di stabilità in via approvazione alle Camere. “Negli emendamenti riformulati dai relatori vi è un importante intervento, seppur sperimentale, per il contrasto alla povertà: l’introduzione di un reddito minimo di inserimento in alcune grandi aree metropolitane, che avvia un percorso“, ha detto in Senato il viceministro dell’Economia, Fassina.
Il reddito minimo è una forma di sostegno al reddito, che già esiste in molti paesi europei, destinata a tutti i residenti in età lavorativa che si trovano sotto la soglia di povertà. Accanto alla social card con importo massimo di 400 euro che quest’anno ha fatto il suo ingresso come misura di sostegno per le famiglie, Letta ha incluso il SIA in via sperimentale nella legge di stabilità per il 2014 come integrazione al reddito delle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà assoluta, individuata dall’Istat ogni anno in base a diversi fattori come la zona di residenza e il numero dei componenti del nucleo familiare, con parametri differenti tra nord e sud.
Ad erogare il sussidio dovrebbe essere l’Inps e il parametro considerato per avere accesso è il livello di povertà, ma la Commissione governativa che ha proposto il SIA, guidata dal viceministro del Welfare Maria Cecilia Guerra, ha affermato che in futuro bisognerà tener conto di nuovi criteri come la condizione patrimoniale.
L’obiettivo del sussidio è teoricamente quello di portare le famiglie al di sopra di questa soglia, dunque, più si è lontano da questo limite più alto dovrebbe essere il sussidio. Sebbene la durata del SIA dovrebbe essere indeterminata, il cittadino che ne usufruisce dovrebbe essere obbligato a partecipare a programmi che gli permettano un reinserimento nel mondo del lavoro.
La misura sarà erogata per tre anni e il fondo per il reddito minimo verrà finanziato dal taglio delle cosiddette pensioni d’oro: il 6% di quelle che arrivano a 90 mila euro e il 18% di quelle sopra i 193 mila euro. Ma questo Sostegno per l’Inclusione Attiva sarà avviato in via sperimentale solo in alcune città e i sussidi si baseranno su fondi molto limitati, circa 120 milioni di euro per i tre anni. Se il reddito minimo garantito dovesse davvero entrare a regime i costi per lo Stato dovrebbero essere invece di circa 7 miliardi di euro per ogni anno, stando alla stima calcolata dalla commissione del governo.
Ora che le “larghe intese” sono diventate “strette”, a causa della mancata fiducia di Forza Italia al governo, anche in seguito alla decadenza di Berlusconi, si potrebbe pensare che l’esperimento del reddito minimo garantito, tanto voluto dal Movimento 5 Stelle, sia un modo per soddisfare le aspettative dei grillini e creare un nuovo consenso intorno agli atti di questo governo.