Trent’anni. È questa la richiesta dell’accusa al processo in corso presso la Corte d’Assise di Firenze sull’omicidio di Perugia del 2007. Dopo 12 ore di requisitoria, ieri, dal pg Crini una richiesta molto precisa: 30 anni di condanna ad Amanda Knox e 26 per Raffaele Sollecito che secondo il pg avrebbero colpito Meredith Kercher fino a ucciderla.
È stata una doccia fredda per Francesco Sollecito, il padre di Raffaele che è stato uno dei protagonisti principali della lunga vicenda processuale e che ha così commentato: “Sinceramente mi aspettavo altro, mi aspettavo una cosa assolutamente diversa“.
La lunga requisitoria dal sapore ciceroniano ha colpito tutti i presenti anche per la ricostruzione fatta in aula di quei momenti di osceno orrore avvenuti a Perugia anni fa. Le accuse sono indirizzate alla Knox, contumace e restia a tornare in Italia per il processo. Secondo il pg avrebbe avuto un ruolo importante nella vicenda, dimostrato dalle tracce di Dna sulla lama del coltello trovato a casa di Sollecito e che colpì Meredith Kercher: mentre Rudy Guede abusava sessualmente della vittima, la violenza di Amanda e Raffaele si sarebbe fatta più grave fino alle pugnalate. Da qui l’ipotesi dei due coltelli: uno in mano ad Amanda e uno in mano a Sollecito che avrebbe tagliato il reggiseno di Meredith.
Anche Sollecito non era presente in aula. Il pg ha inoltre ribattuto molto su alcuni termini inerenti la faccenda giudiziaria avanzando diverse richieste: eliminare dal capo d’accusa i “futili motivi” per esempio, così come non tenere in considerazione la presunta buona personalità. E come non menzionare la calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, per il pg da ritenere un vero depistaggio, intenzionale, non estemporaneo.
“Io in quella casa non c’ero” ha ribadito Amanda che nel frattempo fa sapere dagli Stati Uniti, tramite i suoi avvocati, che farà ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per violazione dei diritti umani in relazione agli eventi verificatisi, a suo dire, all’interno della caserma di Perugia, dove sarebbe stata maltrattata dai poliziotti, senza saper parlare bene l’italiano e in assenza di un avvocato. Dopo il film, le interviste esclusive talvolta pagate a suon di milioni di dollari e un libro, Amanda non si arrende.
In primo grado la sentenza era stata per Amanda di 26 anni, Sollecito 25 e Rudy Guede 16 anni con il rito abbreviato.
Alla luce delle parole usate dal pg che metterebbero in luce indizi evidenti, la sentenza potrebbe rivelare sorprese poiché la traccia di dna trovata fra l’impugnatura e la lama dimostrerebbe che la ferita più profonda sarebbe stata inflitta dalla proprietaria di quel dna e cioè Amanda: “È significativa questa traccia rispetto ad uso improprio” ha affermato Crini.