Il B-Day è fissato per oggi, a partire dalle 9, nell’aula del Senato della Repubblica. “Golpe bianco” o “ripristino della legalità? Comunque la si voglia vedere, con il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi sembra di intravedere gli albori della Terza Repubblica. Senza nessun rimpianto per la Seconda.
I numeri per il voto sulla decadenza sono schiaccianti e la partita sembra essere chiusa in partenza. Almeno 188 senatori (Pd-M5S-Sel-Sc) voteranno per far decadere il leader della rinata Forza Italia. Oltre 20 voti in più rispetto alla maggioranza richiesta, 161, qualora fossero presenti tutti i senatori. Intorno ai 120 senatori coloro che si opporranno: Forza Italia of course, Gal, Lega Nord e il Nuovo Centrodestra. Il Gruppo misto e quello per le Autonomie voteranno in ordine sparso.
Come la politica ha sempre insegnato, c’è sempre un “però”. La mano tesa è giunta da colui che per primo ha detto al Cavaliere, il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. “Non diamo alibi a nessuno ed attendiamo il pronunciamento della Corte di Cassazione sulla costituzionalità della Legge Severino. Non giova a nessuno che Berlusconi possa ergersi a vittima di una persecuzione politica”, spiega il leader Udc, che ha appena divorziato da Scelta Civica di Mario Monti. Metaforici applausi calorosi dai banchi di Forza Italia. “Il Lodo Casini merita attenzione”, si sono affrettati a commentare i luogotenenti berlusconiani. Idem, dagli ex colleghi di partito, il Pdl, oggi confluiti della nuova formazione politica capitanati dal vicepremier, Angelino Alfano. Una porta sbattuta in faccia, invece, dagli scranni dei Democrat e dei Pentastellati. “Non se ne parli nemmeno, si voti la decadenza”, replicano Pd e M5S che hanno rispedito al mittente anche la lettera aperta che il Cavaliere ha loro indirizzato, con cui invitava i colleghi senatori a salvarlo.
Una mossa, quella della lettera, che in caso di voto segreto avrebbe potuto sortire maggiori risultati. Ma, visto e considerato che si deciderà con voto palese, non ha centrato l’effetto sperato. E, dunque, al netto di giochi di ostruzionismo – che potranno, però, solo dilatare i tempi, ma non modificare la sostanza – il “Caimano” sarà accompagnato dagli uscieri fuori dall’Aula del Senato. Ma c’è bisogno di tutto ciò? Il vero dubbio amletico è proprio questo. In base alla sentenza definitiva sul caso Mediaset, Berlusconi è comunque interdetto dai pubblici uffici per due anni. Di fatto, dunque, già decaduto. Ma c’è il rischio che questa interdizione sia ampliata a 6 anni, così come prevede la Legge Severino. “Tutto ciò vìola il principio giuridico di irretroattività della Legge”, è il caposaldo delle obiezioni provenienti dai “Berluscones”. E sono tanti, anche fra coloro che oggi voteranno per la decadenza, che in fondo – seppur con gli opportuni distinguo – pensano che possa essere un’obiezione fondata. Spetterà alla Corte Costituzionale dirimere il punto. Nel frattempo, però, lo scranno di Berlusconi rimarrà vuoto, da questa sera.