Commenta il manifesto con ‘lolita’ e viene querelata

Vivere nell’epoca del 2.0 è un dato di fatto che ormai non è più ignorabile o da delimitare all’appannaggio di esclusive categorie di utilizzo della Rete, ad oggi ciò che conta maggiormente è la web reputation – ovvero l’immagine che crei di te stesso sul web.

A fare i conti con questa nuova realtà è stata la giornalista della rivista Diario, Marina Morpurgo, la quale, per aver commentato un’immagine sul social network Facebook, esprimendo la sua opinione, è stata oggetto di querela. Ma andiamo ai fatti.

L’immagine di un manifesto pubblicitario raffigurante una bambina che si trucca e lancia uno sguardo ammiccante – una lolita, di fatto – è sul web gia da qualche giorno suscitando non poche polemiche, quando Marina Morpurgo dice la sua commentando con delle parole che potevano essere fraintendibili, la stessa dichiara così al giornale l’Unità : «Avevo solo detto che l’ideatore del manifesto andava impeciato e impiumato, come nelle strisce di Paperino…».

Da queste parole ne è scattata una querela presentatata dalla Procura di Foggia, forse non essendo a conoscenza della professione esercitata dalla Morpurgo, attualmente senza lavoro, ma supponendo che si trattasse di un’opinion maker. L’accusa, pertanto, è di diffamazione nei confronti della scuola professionale Siri.

Alla comunicazione Marina ha commentato di essersi molto stupita perchè nel suo passato ha espresso commenti ben più duri di questo, e che la sua è “una semplice bacheca di Facebook”.

I commenti della Morpurgo possono essere assimilabili ad una reazione collettiva al degrado sociale che si avverte sempre più presente, un antidoto “forte”, comprensibilmente suscitato dallo sdegno per aver visto una bambina utilizzata ancora una volta per attrarre. Ma c’è il rischio che possa essere aggiunta alla questione l’aggravante di “istigazione alla violenza” per un’affermazione utilizzata nei commenti che lei stessa spiega: “…avevo citato la frase, una citazione dai caroselli mi pare dell’amarena Fabbri, “lo possiamo torturare?”. Ma scambiare queste battute e citazioni fumettistiche per non so cosa è davvero assurdo”.

La vicenda del manifesto avrà seguito, non sono molti i casi come questo, che potrebbe comunque costituire un “precedente”, Marina Morpurgo si appellerà all’articolo 21 della Costituzione, quello sulla Libertà d’Espressione. La questione in sè è delicata, viviamo in un mondo in cui vediamo giovani e giovanissimi mercificare il proprio essere, perciò la sensibilità all’argomento è ai massimi livelli.

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