Non è tornata, semplicemente perché non se n’era mai andata. E non potevano bastare quindici minuti di follia a Firenze per mandare fuori strada una macchina quasi perfetta. Llorente, Tevez e…Conte: la Juve è riuscita a fare addirittura meglio delle due stagioni precedenti, 34 punti in 13 giornate sono infatti un record per l’era dell’allenatore perfezionista, con o senza barba incolta.
Cinque partite senza prendere gol e adesso anche la difesa ha ripreso a girare ai ritmi del passato, nonostante le assenze e con un Vidal che potrebbe giocare anche in porta. Dove Gigi Buffon ha festeggiato le 500 in A, accompagnato da quel sorriso sornione di chi si sente ancora il numero uno al mondo. E nonostante le critiche di un mesetto fa, quando già si facevano nomi di successori e fantomatici eredi. Per passare il testimone dei guanti bianconeriazzurri servirà ancora tempo, forse anche per quello chiamato scudetto. Perché solo la Roma sembra in grado di mettersi di traverso, ecco perché il posticipo dell’Olimpico sarà illuminante in questo senso.
Con Gervinho di nuovo nel motore, Destro finalmente convocato e la sosta utile per rifiatare, Garcia può riprendersi lo scettro già stasera, sempre che il Cagliari non ritrovi il coraggio perso per strada. Torniamo alla Juve, solo per una parentesi legata al futuro: nella carrellata dei gol di ieri, ci sono Zaza e Berardi nel Sassuolo più Immobile nel Toro. Tre attaccanti giovani e italiani sui quali Marotta e Paratici hanno investito a suo tempo acquisendo la meta dei loro cartellini, senza trascurare Gabbiadini finalmente protagonista nella nuova Samp di Sinisa.
Bentornati Mihailovic e Corini, sorridono a Genova e nel quartiere più famoso di Verona. Il serbo ha presentato una squadra più offensiva del solito e ha rischiato di vincere in dieci contro una Lazio in crisi d’identità (oggi allenamento punitivo a Formello), mentre Genio ha incartato l’Hellas con un 4-5-1 compatto e aggressivo, vincendo il derby meritatamente.
Le delusioni del week end abitano invece a Napoli e Firenze, serve di più per lottare alla pari (o quasi) con Juve e Roma. Benitez ha presentato una squadra spenta e vuota, pochi rifornimenti a Higuain, il ritmo troppo basso soprattutto in mezzo al campo. Non è un caso che la società sia alla ricerca di un centrocampista qualitativamente forte (Gonalons, Matic o Sandro), è quello il reparto da rinforzare. La Viola invece aspetta con ansia Gomez, perché Rossi non può segnare ogni domenica. A gennaio, per aumentare il tasso offensivo, Pradè prenderebbe volentieri uno tra Yarmolenko e Konoplyanka: visionati in Francia-Ucraina, promossi a pieni voti ma difficili da prendere. Per il primo la Dinamo Kiev vuole più di 20 milioni, mentre il secondo è stato apprezzato anche nel girone di Europa League, gli occhi innamorati sul talento del Dnipro.
Capitolo-Milan: Allegri resta, ma la trasferta scozzese non può essere bucata, a rischio c’è adesso la qualificazione Champions. Sulla squadra si è poi scatenata la rabbia degli ultrà, che hanno preteso di parlare solo con Kakà, l’unico a onorare in campo e fuori la maglia rossonera secondo la frangia più calda del tifo. Il messaggio da recapitare al resto del gruppo è stato forte e chiaro: niente più vita mondana e social network (come avranno preso poi il tweet all’alba di Balotelli?), solo casa e Milanello, almeno fino a un ritorno dignitoso nella classifica che conta. Nel mirino ci sono soprattutto alcuni giocatori, evidentemente non impeccabili anche fuori dal campo, chissà se Kakà riuscirà a toccare le corde giusto dello spogliatoio. Glasgow sarà quindi il bivio di una stagione che rischia di essere subito fallimentare. Qui non sono quindici minuti di follia, ma tredici giornate da incubo.