Passare dall’ultimo campo di periferia al Barbera non è cosa di tutti i giorni. Espugnare un campo di pozzolana di un borgo della tua provincia non è proprio come che zittire un pubblico che fino a pochi giorni fa acclamava giocatori come Miccoli, Pastore o Balzaretti per dirne alcuni. In soli sette anni però il Latina è riuscito nell’immenso salto dal Campionato Dilettanti di Promozione alla Serie B di Sky e Mediaset. L’impresa dei pontini a Palermo ha un sapore storico praticamente indelebile. Tutto sembrava impossibile tanti anni fa o solo ad inizio stagione quando, con Gaetano Auteri in panchina, la squadra sapeva collezionare solo figuracce e raccogliere tanti palloni in fondo alla rete.
La scelta di quel mister sembrava sembrare l’errore di una vita ma l’arrivo di Breda è riuscito a far dimenticare tutto in breve tempo. È proprio con il nuovo allenatore che è iniziato il sogno. Dodici i risultati utili consecutivi che proclamano ancora imbattuta la panchina del tecnico con cinque gol subiti contro i sette presi da Auteri in sole tre giornate. Insomma davvero un’eccezione che conferma la regola sul cambio di allenatore in corsa.
In questo momento è Latina città che deve prendersi un applauso. Contro tutte le malelingue di piazza, contro l’indifferenza e contro quella brutta teoria che dava Latina perdente nello sport. Pallavolo, pallanuoto, calcio a 5 e tanti altri sport però hanno ottenuto importanti traguardi ed ora che è arrivato anche lo sport più seguito d’Italia le cose sono cambiate. Il potere dei diritti televisivi verrebbe da dire perché ora il Francioni è pieno come non mai anche se questa squadra lo meritava già da qualche anno. Lo meritava quando, dopo anni di silenzio, la squadra ha vinto un incredibile campionato di Seconda Divisione, lo meritava quando l’anno dopo si salvò in una Prima Divisione che la città non vedeva da oltre trent’anni ed anche quando con Pecchia in panchina i nerazzurri stavano dominando la Prima Divisione l’anno dopo. Da tre anni lo stadio aspettava la sua gente e per fortuna, l’ondata d’entusiasmo arrivata dalle tv e dalla visibilità, ha raggiunto il suo obiettivo.
Ora che anche i più indifferenti se ne sono accorti resta più facile innamorarsi di una squadra che sta scrivendo pagine di storia. I meriti non possono che non andare ad una dirigenza che sette anni fa aveva in mente questa categoria, ad un presidente (Michele Condò) che ora purtroppo non c’è più e sognava la serie B quando tutti si mettevano a ridere. Qui c’è gente che ha creduto nella città ed ha proseguito questa sua lotta contro i luoghi comuni che invadono Latina.
L’importante però è saper scegliere la persona giusta da mettere al timone e Breda l’ha dimostrato mettendo in campo undici giocatori, ognuno nel proprio ruolo e chiedendogli il massimo. Ora la squadra gioca per il mister e per la città, all’inizio non sembrava così. In un mare d’entusiasmo però bisogna mantenere i piedi per terra, non bisogna parlare di serie A, di playoff o di quant’altro. Bisogna godersi questo momento e mettere fieno in cascina perché la serie B è una categoria traditrice e può lanciarti all’inferno quando meno te l’aspetti. Con questo 3-5-1-1 targato Breda e con un pacchetto difensivo assolutamente invalicabile si può credere nella salvezza. A volte si davano colpe ai pontini per non sentire propria questa squadra, non è facile innamorarsi della serie C o del campionato Dilettanti quando sei piccolo, ora con mister Breda, Jonathas, Morrone e Ghezzal però sembra tutto più semplice, quasi per magia.
FOTO ANTONIO DE NOTO