Corpo a corpo, soggetto e oggetto in una lotta continua

Corpo soggetto o oggetto?
La svolta sta nell’uso che se ne fa.

I selfies, le foto, il piacere all’altro, le immagini della tv, tutte belle, tutte perfette, tutte in mostra, e l’importante è che piovano “like”.
Il documentario “Il corpo delle donne” aveva già detto la sua: il corpo, perlopiù femminile, è passato da essere soggetto dell’azione a oggetto della fruizione altrui.
Non più una cosa che fa, ma una cosa che sta lì con il solo scopo di farsi guardare, di farsi apprezzare, di farsi vivere.
Non di vivere. Di lasciarsi vivere.

Passivizzazione.

Ma il corpo non è solo questo, il corpo è un luogo di identità, è il libro più tangibile su cui scriviamo quotidianamente la nostra storia, cicatrici-rughe-gioie incluse.
Non è soltanto qualcosa che gli altri possono guardare e apprezzare, è innanzitutto il luogo della vita, il soggetto di ogni azione, lo strumento di ogni sentire, il sistema complesso che ci serve per fare. E dal fare deriva l’essere, e dall’essere il sentire, protagoniste di un corpo e di azioni che ci appartengono e ci rendono soggetti attivi molto prima di diventare soggetti acquisiti dall’altrui percezione, e quindi passivi.

Come arrivarci? Con l’antiginnastica, un metodo che ha come obiettivo quello di superare il disagio che deriva dalla rappresentazione diffusa del corpo come un oggetto separato, alieno e passibile di manipolazione altrui, mediante la riscoperta dello stesso come un luogo di identità, nel quale è scritta la storia di ciascuno e dove sia possibile ritrovarsi e raccontarsi.
Parlare di sé attraverso il corpo, con dialoghi tra muscoli, emozioni e pensieri è un lavoro che privilegia un “sentire” dove salute e bellezza coincidono; e non si riferiscono all’essere “in forma”, cioè conformi ad uno stereotipo, ma significano armonia, integrazione, cura, informazione, dialogo tra le differenti parti di Sé.

Il corpo è un luogo bellissimo. Il luogo dell’ascolto e dell’azione.
Il corpo ci serve per muoverci, per fare, per smuovere, per vivere, per amare, limitarlo alla sola immagine che gli altri si fanno dello stesso è oltremodo frustrante e limitante, bisogna riappropriarsene, tornare a renderlo luogo di identità, di fare, di sentire, dove il giudizio altrui sullo stesso resta fuori dai giochi e poco importa.

Conoscersi attraverso i segnali, imparare ad ascoltarsi, prendere coscienza di quanto il corpo ci dice. Ma soprattutto usarlo. Renderlo protagonista reale, renderlo azione, reazione, urla, corsa, grida, palpitazione. Renderlo parola, renderlo strumento attraverso il quale esprimere parti di sé, imparare a capire che si esiste a prescindere dall’altrui percezione della propria esistenza è il primo modo per trovare nel corpo un luogo di conoscenza con un formidabile potenziale di auto-guarigione, fisica e psichica.

Prendere coscienza di cosa si è in grado di fare è il primo passo per restare (o tornare a essere) soggetti protagonisti della propria vita, e il corpo è il primo luogo per farlo.

Questo è il mio corpo, imperfetto ma attivo. Imperfetto ma meravigliosamente protagonista.
Oggi nella giornata dello sciopero delle donne contro la violenza abbiamo un motivo in più per ricordarlo e percepirlo nel modo giusto.

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