Janet Yellen, Federal ReserveAmericana. Elvira Nabiullina, Bank Rossii. Zeti Akhtar Aziz, Bank Negara Malaysia. Nomi di donne straniere, con un amore in comune: quello per l’economia. Solo tre esempi questi, di come il governo del patrimonio dello stato (etimologicamente da οἶκος, casa e νόμος, legge), possa essere condotto con efficienza e quel tocco in più, dalle donne.
L’uomo e la donna, acquisendo competenze sempre più simili, sono più soggetti al confronto di quanto non lo siano stati in passato: vengono così palesate le sostanziali differenze genetiche, mentali e caratteriali tra i due sessi. La donna, che della cooperazione e dell’empatia fa i suoi pilastri, deve raffrontarsi con l’estrema praticità e ilpragmatismo estremo degli imprenditori.
Ma cosa impedisce alle donne di fare carriera come gli uomini?
Numerose sono le risposte all’interrogativo. In primis la tarda entrata nel mondo del lavoro, a causa dell’inesistente collaborazione tra scuola ed impresa. In secondo luogo, la celere uscita dallo stesso mondo a causa di gravidanze, per cui, nella maggior parte dei casi, le donne si vedono derubate degli incarichi prima rivestiti. Per non parlare poi dello scarso sostegno nel post gravidanza, dato da servizi non sempre compatibili, come quello degli asili nido. Così donne che hanno studiato e che hanno lottato contro residui di meccanismi sessisti, vengono messe in discussione professionalmente per aver ceduto alle gioie della maternità.
E chiamiamola solidarietà femminile o, semplicemente, osservazione della realtà empirica, la tesi di Myrta Merlino, conduttrice dell’”Aria che Tira”, programma in onda tutti i giorni su La7. La giornalista sostiene che ogni volta che centomila professioniste entrano nel mondo del lavoro, il Pil aumenta dello 0,28%. E continua mettendo a confronto due dati, in stretta correlazione: le donne che non lavorano, tendono a non investire nella famiglia, per paura di non riuscire a sostenere il costo della vita attuale. A tal proposito, in Francia la denatalità è stata risolta indovinate come? Investendo sulla parità. L’Italia è il paese che esibisce la metà delle professioniste presenti nel panorama europeo e anche il paese con la più bassa percentuale di natalità.
Ancora un lungo percorso, quello italiano, verso una parità non solo formale ma anche sostanziale, tra uomini e donne. Una parità che può sfruttare le caratteristiche diverse dei due sessi a vantaggio del bene comune. Perché la rigidità, il controllo, una buona dose di self-confidence e competitività mancano alle donne. Così come la praticità, l’esperienza del quotidiano, l’organizzazione e l’empatia mancano agli uomini.
Le donne sono compatibilissime con un mondo del lavoro che, improntato ancora su modus operandi maschilisti, non vuole essere compatibile con loro. Per ora si può solo godere, nonostante la tempesta in ambito economico, dei progressi raggiunti nel mondo dalle donne, come quello citato delle “capitane” al timone della nave dall’ostica gestione, oggi, nella maggior parte dei paesi.
Restiamo in attesa di un modello italiano che permetta anche alle donne del nostro paese, mediante una politica di sostegno alla famiglia, di replicare questi esempi virtuosi.