I cinefili nostalgici vivono questo momento con un po’ di malinconia, quelli più all’avanguardia credono invece sia giunto il momento. Parliamo dell’addio alla pellicola cinematografica – la pizza per gli addetti ai lavori – che dal 2014 tramonterà definitivamente. Dal 31 dicembre 2013, infatti, ci sarà il passaggio totale al mondo digitale, che segna un cambio di passo importante nel mondo del cinema.
Le classiche pellicole cinematografiche già da tempo non si producono in più: dopo la chiusura dell’azienda giapponese Fuji, era rimasta solo la Kodak , ma lentamente stava riducendo l’attività. Ad essere operativa infatti è solo la sede di Rochster in Illinois, unico baluardo per i registi più riluttanti al cambiamento. Le sedi storiche di Roma e Parigi hanno già chiuso.
Come vivono questa trasformazione i registi? In realtà i fanatici della pellicola sono oramai pochi e circa otto su dieci i ormai girano in digitale, coma ha dichiarato di recente Richard Borg, amministratore delegato in Italia di Universal e presidente dei distributori Anica.
Tra i vivi sostenitori dell’innovazione troviamo Pupi Avati, che dal set de Il ragazzo d’oro con Riccardo Scamarcio e Sharon Stone ha parlato di un’esperienza magnifica, che stimola la creatività. Resiste invece Paolo Sorrentino, che per La Grande Bellezza ha scelto la pellicola.
E ancora Daniele Lucchetti è tra i contrari perché come ha dichiarato “la pasta della pellicola è la pasta delle storie, il tono e il colore del digitale non sarà mai lo stesso. Quella che tecnicamente si definisce ‘profondità color’ nel digitale non esiste”. E soprattutto si chiede perché tra i registi non ci sia stato un fronte compatto per chiedere che la produzione non venisse sospesa del tutto.
Un appello è arrivato però: Ken Loach intento a lavorare al suo ultimo film Jimmy’s Hall ha chiesto sul web aiuto perché era rimasto a corto di pellicola e a soccorrerlo è stata la Pixar.
Un processo graduale, ma mentre il resto dell’Europa sembra essere al passo, non è così per l’Italia. Il parco sale si sta digitalizzando, ma molto lentamente con il 61% di schermi pronti al passaggio.
Ovviamente alle spalle anche un problema economico, perché l’investimento è notevole: dai 50 ai 70 milioni di euro è la stima e sono molte le sale che non hanno i soldi per adeguare le proprie strutture. Pensiamo a quelle realtà a conduzione familiare o ai cinema tradizionali, con un unico schermo, dove il passaggio al digitale è una frontiera difficile economicamente e concettualmente.
Digitale o meno, continueremo a chiamare il film pellicola?