Il governo è ancora alle prese con la cancellazione della seconda rata dell’Imu, l’imposta sull’abitazione principale. Rinviata a martedì, infatti, una riunione del Consiglio dei Ministri che dovrà trovare le coperture necessarie per la cancellazione definitiva. Stando agli ultimi dati, due miliardi sono assicurati dall’aumento degli acconti di banche e assicurazioni, ma mancherebbero ancora 400 milioni per esentare dal pagamento i terreni agricoli e 500 milioni per assicurare ai comuni il differenziale di aliquota rispetto al 2012.
Proprio i comuni sono sul piede di guerra. Gran parte delle risorse ricavate dall’Imu vanno a finanziare i servizi e giocano un ruolo fondamentale nei bilanci comunali. I sindaci si sono mobilitati e, attraverso una delegazione dell’Anci guidata da Piero Fassino, hanno incontrato il ministro dell’economia, Saccomanni. La richiesta è stata quella di erogare immediatamente la seconda rata dell’imposta così da coprire il gettito previsto per il 2013. Il meccanismo previsto dalla service tax non garantirebbe lo stesso introito previsto da Imu e Tares.
La strada per il governo quindi si fa in salita. Reperire queste risorse senza mettere mano ad altre voci di spesa e in un periodo economico così instabile è molto difficile. Ecco che allora il governo potrebbe aprire all’ipotesi che porti al pagamento della seconda rata dell’Imu. Un tema questo che va ad intrecciarsi con le dinamiche politiche e con l’equilibrio di governo, ma soprattutto con la decadenza di Berlusconi. Il Cavaliere ha utilizzato il tema dell’Imu come cavallo di battaglia nella campagna elettorale, prima annunciando la cancellazione definitiva della tassa, con conseguente rimborso, e poi, una volta al governo, promettendo la sospensione della stessa.
Ora che la sua decadenza da parlamentare sembra vicina e ora che l’ala moderata, i cosiddetti governativi, si è “staccata” da quella più oltranzista del Pdl, ora Forza Italia, pensare ad uno scenario simile non è necessariamente fantapolitica.