Si chiama Abdelhakim Dekhar, ha 50 anni ed è lui l’attentatore che lunedì scorso ha sparato nella sede parigina del quotidiano Libération ferendo gravemente un assistente fotografo. É stato trovato dalla polizia in stato comatoso chiuso in un’auto parcheggiata a Bois-Colombes, nord-ovest di Parigi, probabilmente dopo un tentativo di suicidio indotto da medicinali.
Da lunedì pomeriggio si erano perse le sue tracce anche se le segnalazioni erano moltissime e fra molte di quelle si è riuscito a ricostruire alcuni movimenti dell’uomo che era stato ripreso dalle videocamere di sicurezza lungo gli Champs-Elysées, dove aveva tentato di sfuggire alla polizia con abiti differenti ma col viso palesemente riconoscibile. Sarebbe stato trovato però grazie al Dna, questa la notizia che ha accompagnato quella del suo arresto. Non ha certo la fedina penale pulita Dekhar, passato tormentato con la giustizia il suo. Infatti risulta fra gli arrestati del caso di Florence Rey, risalente agli anni Novanta: una coppia di studenti vicini a gruppi anarchici protagonisti di una notte di fuoco con cinque morti.
Rimangono ancora non pienamente chiare le ragioni del gesto violento e della furia con cui ha preso in ostaggio un automobilista, minacciando di aver con sé bombe carta. Può essere solo follia?
É stato in grado di creare forte preoccupazione in tutto il Paese, così come aveva dichiarato il ministro degli Interni Manuel Valls.