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Categorie: Ambiente News

Disastro in Sardegna, migliaia gli sfollati e danni al territorio

Published by
Giulia Papapicco

In Sardegna i danni sono ancora incalcolabili, ma per ora il ciclone Cleopatra che ha martoriato la l’isola, ha provocato la morte 16 persone, fra i quali due bambini di tre e due anni. Ora sono circa 2700 gli sfollati.

Io quello che dovevo fare l’ho fatto” così il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli in merito alle accuse rivoltegli dai detrattori. L’allarme era stato dato nella giornata di domenica così come confermato anche dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e Gabrielli quindi non ci sta, rifiuta le polemiche per altro inopportune nella giornata dei bilanci delle vittime, dei danni, delle conseguenze vivide.

Secondo i geologi sarebbero circa 6 milioni gli italiani residenti nelle zone a rischio idrogeologico, circa l’82% dei comuni della penisola. I dati sono frutto di uno studio del Corpo forestale dello Stato e avvallano quando denunciato da Legambiente e Protezione Civile. Si pecca in termini di prevenzione per la quale in dieci anni si sono spesi 2 miliardi di euro: la stessa cifra è stata spesa negli ultimi anni per la ricostruzione dei danni post alluvioni e smottamenti. Un problema che viene sempre affrontato per metà ovvero solo durante le emergenze e di emergenze di questo tipo negli ultimi anni se ne sono verificate parecchie. La Sardegna è stata teatro di una forte e anomala alluvione anche nell’ottobre 2008: stesso scenario apocalittico, quattro morti, strade allagate, dispersi, case distrutte, fiumi in piena che travolgono i ponti.

I comuni colpiti si trovavano nel Sulcis nelle frazioni cagliaritane di Capoterra e Frutti d’oro. Poi è toccato a Giampilieri nel 2009 nel messinese, chi non ricorda le immagini impressionanti delle montagne che crollano spazzando via anche le case, con un bilancio gravissimo: 37 morti. In tempi più recenti la regione più colpita è stata la Liguria: le Cinque terre nel 2011 furono investite da una tremenda bomba d’acqua che creò 13 vittime fra Monterosso e Vernazza e sempre la stessa perturbazione colpì pochi giorni dopo anche Genova, sommersa. Secondo lo studio della Forestale le regioni più a rischio sono: Calabria, Basilicata, Molise, Umbria, Valle d’Aosta e parte della provincia di Trento.

I dati ci sono, le tragedie anche eppure non è cambiato nulla: nessuna misura efficace di prevenzione, organizzazione spesso manchevole, politiche insufficienti. Combattere contro la natura è impossibile e finché si continuerà a non rispettare la fisionomia del territorio tutto sarà inutile. Certe tragedie non si possono evitare, la bomba d’acqua abbattutasi sulle zone di Olbia e Oristano è stata un evento eccezionale e incontrollabile. Ma finché si continuerò a costruire lungo i corsi d’acqua e sui letti dei fiumi che sì sono asciutti ma quando si verificano alluvioni di questo tipo l’acqua si riprende le proprie vie. Abusivismo, abbandono, incendi, cattiva manutenzione e stato di abbandono di alcune aree non fanno che peggiorare la precarietà del suolo.

Il presidente del Consiglio Letta ha voluto esserci, ha voluto prendere parte alla riunione del capo della Protezione civile e di tutte le forze che sono al lavoro. Per ora sono stati stanziati 20 milioni di euro. Questa calamità è stata definita dal presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci come una piena millenaria: in 24 ore è caduta dal cielo l’acqua che di solito si distribuisce nel corso di sei mesi.
Anche l’UE mette in progetto un fondo europeo per le calamità di questo genere. Rassicuranti anche le parole del premier Letta il quale ha dichiarato che i finanziamenti verranno esclusi dal Patto di Stabilità.

Non è tempo per le polemiche, ma forse è quello delle risposte. Quelle concrete, quelle che potrebbero riguardare la prevenzione e non lo stato di allerta.

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Giulia Papapicco