La storia non insegna verrebbe da dire analizzando i recenti fatti avvenuti in Kosovo, dove i votanti di tre seggi a Kosova Mitrovica sono tornati a esprimere le loro preferenze politiche dopo un primo tentativo contraddistinto da violenze, disordini e scontri provocati dagli antagonisti al voto.
Lo schieramento di cittadini di origine serba contrari alle elezioni costituisce un’importante fetta della popolazione e i gruppi organizzati per il boicottaggio, durante le votazioni hanno commesso violenze e intimidazioni. In uno dei tre seggi richiamati al voto era stato trovato un ordigno esplosivo, in un altro erano state distrutte le urne e nel terzo si era arrivati a un vero e proprio scontro tra gruppi serbi e addetti al voto, da cui sono usciti feriti un poliziotto e uno scrutatore.
Il Kosovo si presenta ora come un territorio estremamente frammentato dal punto di vista etnico e dalla fine della guerra (nel 1999) ci si è affidati ad un governo controllato dall’ONU. Oltre all’instabile situazione politica, in Kosovo ci sono tra l’altro moltissimi problemi. In questo territorio vi è una fortissima diffusione delle mafie, un’economia che stenta a riprendere e un livello di disoccupazione impressionante che raggiunge il 40%. Naturale conseguenza di tutto ciò è una povertà estremamente diffusa che spinge i giovani ad andarsene, se non fosse per il fatto che hanno un passaporto che richiede il visto anche solo per i paesi dell’Unione Europea. Una situazione immobile che, dalla guerra ad oggi, sta facendo emergere tutte le criticità di un paese che dal ’99 ad oggi non ha mai potuto vivere veramente in pace.