Contestualmente, la vicenda di Burak Karan non ha eguali nella storia. Probabilmente questi rappresenta il classico modello per i praticanti fondamentalisti islamici: una promessa del calcio tedesco che trasforma la propria vita per motivi religiosi.
Burak, ex giocatore della nazionale minore tedesca, ha avuto modo di conoscere volti piuttosto noti in carriera, che vanno da Boateng al più celebre Khedira. Non era affatto l’ultimo degli arrivati, tantoché ha sempre avuto il rispetto di chi gli stava attorno. Centrocampista classe ’87, ha vestito le maglie di Herta Berlino e Amburgo, due squadre con storia e tradizione della Bundesliga. D’un tratto nella sua vita piomba il fondamentalismo islamico, e non fa che stravolgergliela considerando l’attaccamento religioso che i praticanti sono soliti manifestare.
Le vicende che da più di una decina d’anni stanno colpendo l’Africa settentrionale e il Medio Oriente, inoltre, non hanno certo giovato al dissidio interiore con cui Burak combatteva “Continuo a vivere giocando a calcio, oppure combatto per ciò che ritengo giusto?”. Sceglie la seconda strada, quella meno consigliata per la sua incolumità e così ottiene il trasferimento in Siria, dove l’ormai ex calciatore inizia ad addestrarsi come soldato e rilascia perfino un video in cui maneggia un mitra: sicuramente un brutto spettacolo per chi lo ha sempre appoggiato sul campo.
In un bombardamento per mano del presidente siriano Assad, Karan perde la vita e lascia giacere il proprio corpo sull’arida terra di Azaz, nella regione di Aleppo. La jihad, l’organo islamico secondo la cui filosofia è necessario “esercitare il massimo sforzo per arrivare all’obiettivo”, lo ricorda come un eroe, anche se nessuno restituirà a Burak la vita e quindi la gioia di correre su un manto erboso. Il titolo di “eroe” diventa pertanto inutile.
Molti gli interrogativi rimasti senza una risposta, vista la sua scomparsa, come per esempio le reali intenzioni del tedesco. Secondo quanto riporta la procura Wüppertal, il fratello di Burak, Mustafa, avrebbe esplicitato l’innocenza con cui il fratello è andato in Siria con moglie e bambini, dichiarando che, secondo lui, il denaro e la fama erano meno importanti dell’esasperante situazione che affliggeva il suo popolo.
Burak diventa uno di quei casi che ci esortano a riflettere sul fondamentalismo e delinea, inoltre, l’immagine negativa di terre che un tempo vivevano tempi di prosperità e che, oggigiorno, si stanno lasciando divorare da faide religiose. Sembra quasi un’avventura la storia di questo ragazzo il cui sogno era consacrare il proprio nome nel calcio. Purtroppo l’epilogo non è stato quello che ci si aspettava.
(Foto presa da: www.blogosfere.it)