Abbiamo imparato a conoscerlo ormai il nostro Paese. Le incertezze legate alla macchina giudiziaria, gli ostacoli burocratici che complicano la quotidianità dei cittadini, le irresponsabilità continue di istituzioni, autorità e organismi cosiddetti competenti. La storia di Luca Calzolaio e Matteo Corradini, seppur nel suo paradosso, presenta al suo interno tutte queste problematicità.
Facciamo un passo indietro. I primi di luglio l’ufficiale giudiziario, accompagnato dall’avvocato Giuseppe Agostini, si presenta nella sede del Trento Calcio, formazione retrocessa in Eccellenza dopo un campionato di Serie D, pignorando i cartellini dei calciatori in quel momento tesserati con la società gialloblu. Ventiquattro giocatori non potranno essere ceduti ad altre squadre fino a quando il club non salderà il debito di quasi 80 mila euro che ha con il Calcio Group, creditore che ha promosso la clamorosa e inaspettata azione giudiziaria. Tra loro appunto Calzolaio, classe ’88, cresciuto nelle giovanili della Sampdoria e il diciannovenne Corradini. Durante l’estate i due giovani difensori riescono a trovare un accordo con altri due club di Serie D e cambiano aria: il primo si trasferisce in Calabria alla Vibonese, il secondo si accasa alla Clodiense, società di Chioggia in provincia di Venezia. Ma nonostante il Tribunale ordinario di Trento lo scorso 11 ottobre abbia concesso la sospensiva del pignoramento, per la FIGC e la Lega Nazionale Dilettanti i giocatori risultano ancora proprietà del Trento Calcio e non possono scendere in campo con le loro nuove squadre.
“Vivo da quattro mesi una situazione paradossale” – ha raccontato Luca in esclusiva a BlogLive – “Non posso firmare contratti, non posso percepire stipendi, ma soprattutto non posso scendere in campo la domenica come ho sempre fatto nella mia vita. Mi hanno tolto la gioia di giocare a calcio“. “Alcuni giocatori come me – ha continuato il venticinquenne – erano già stati svincolati il primo luglio tramite 108, l’accordo di svincolo annuale, mentre il pignoramento era stato emesso due giorni dopo. Ma la Lega ritardando le registrazioni degli svincoli ci ha fatto risultare ancora proprietà del Trento Calcio quando invece eravamo già giocatori liberi a tutti gli effetti e ci ha condannati a tutto ciò“.
Avvocati, Tribunali, esposti, appelli: ma tutto ancora tace. Un’assurdità che costringe i due giovani calciatori a stare fermi in attesa di un “nulla osta” dalla Lega Nazionale Dilettanti che non si sa per quale motivo non arrivi. “Sto attraversando un periodo davvero difficile” – ha confessato Matteo Corradini, avvicinato sempre telefonicamente da noi – “Se continuo a non giocare, tutti i sacrifici che ho fatto per arrivare fin qui risulteranno inutili. Nel calcio è un attimo finire ai margini. Inoltre frequento l’ultimo anno delle superiori e devo mantenermi, vivendo lontano da casa, con il solo aiuto della mia famiglia. Mi sono rivolto anche all’Associazione Calciatori, ma anche in quel caso senza alcun esito. Le istituzioni, gli organismi preposti devono tutelarci. È un danno evidente alla mia carriera, oltre che all’immagine, ma resto comunque fiducioso nella positiva risoluzione“.
E’ quello che si augurano un po’ tutti. Non resta che aspettare l’epilogo di una vicenda, ci sentiamo di dire, al limite del surreale, in cui il calcio e più in generale lo sport non hanno nulla a che vedere. Sullo sfondo soltanto due ragazzi prigionieri dell’irresponsabilità altrui, ai quali è stata levata l’emozione di andare in campo, lottare, vincere e perdere affianco ai propri compagni di squadra. Facciamo i nostri migliori auguri a Luca e Matteo affinché il tutto si risolva il prima possibile.