Centonovantasei centimetri per centodieci chilogrammi, sangue per metà argentino, sinonimo di verve e temperamento, per metà italiano, garanzia di spirito di sacrificio, grinta e passione. Una cultura rugbystica a cavallo tra la graffiante tenacità dei “Pumas” e il sudore misto al fango nella gelida Treviso. Il profilo è quello di un campione destinato a diventare guida tecnica e spirituale della nazionale italiana, ed a questo profilo corrisponde quello di Sergio Parisse.
Nato a La Plata, Sergio Parisse muove i primi passi con la palla ovale a soli 5 anni iniziando la sua carriera nel club universitario della sua città, acquisisce la cittadinanza italiana per discendenza e un’anno prima della maggiore età si trasferisce in Italia dove entra nel giro delle selezioni federali. Nel 2002 quando l’attuale capitano dell’ItalRugby ha solo diciannove anni, esordisce con la nazionale maggiore nella partita contro la squadra simbolo del rugby nel mondo: gli “All Blacks“. Nello stesso anno la Benetton Treviso gli offre il suo primo contratto da professionista catapultandolo nel massimo campionato italiano. Un salto oceanico dai “Pumas” argentini ai “leoni” trevigiani, con cui
il numero 8 colleziona 38 presenze e 55 punti in tre anni, vincendo due campionati e una Coppa Italia. Nel 2005 si trasferisce nella sua attuale squadra, lo Stade Français, giocando finora 164 gare in cui ha segnato 168 punti conquistando la massima serie nel 2006.
L’attività nazionale del trentenne italo argentino inizia prestissimo. Dopo l’esordio contro la Nuova Zelanda, Parisse nel 2003 viene convocato dall’allora CT Kirwan per i mondiali australiani. L’impatto con la nazionale è fortissimo tanto che il commissario tecnico lo schiererà titolare in tutte le quattro partite giocate dall’Italia in quel mondiale.
Nel 2004 arriva il primo Sei Nazioni e non ne salterà più uno fino al 2010 quando fu per molto tempo costretto ai margini del rettangolo di gioco da un grave infortunio al ginocchio, ritornando comunque alla competizione europea nel 2011. Con la partita di sabato scorso contro l’Australia, Parisse ha guadagnato il cap numero 99 con 53 punti internazionali all’attivo.
Dal 2008, grazie al commissario tecnico Nick Mallet, Sergio Parisse è il capitano della nazionale italiana. In uno sport come il rugby, dove scegliere tra una mischia o una touche può cambiare le sorti dell’incontro, la figura del capitano assume un ruolo fondamentale assimilabile a quello del generale stratega in battaglia. Non essendoci l’allenatore a bordo campo a supportare e consigliare la propria squadra il capitano è l’unico con poteri decisionali, il fulcro delle pressioni nonchè il collante tra il XV, il CT e la Federazione. Giocatore, allenatore e direttore sportivo, tre figure concentrate in un unico volto, in questo caso carismatico e deciso, quello di Sergio Parisse.
Da quando è diventato capitano della nazionale Parisse è salito sul podio dei migliori giocatori del Sei Nazioni in ogni edizione disputata dalla terza centro italiana. Ora un’altra candidatura scalda il cuore e inorgogliosce i tifosi italiani. Sergio Parisse è uno dei quarantacinque candidati al titolo di “Miglior Giocatore dell’Anno” per l’edizione 2013. La lista diramata dall’IRPA, il sindacato internazionale dei “rugbyman“, vede ben quattordici neozelandesi in lizza tra cui spuntano i nomi di Dan Carter e Ma’a Nonu, giocatori inarrivabili, forse, per il nostro capitano ma che rendono ancora più prestigiosa la candidatura al titolo.
Sabato prossimo, a Cremona contro le Fiji, il capitano, potrebbe tagliare il traguardo dei 100 caps con la maglia azzurra, la speranza è che la festa si possa trasformare in una marea azzurra di mete e punti. Che si possa brindare col nostro capitano per il record e la vittoria, trasformando l’incubo di Torino in un ricordo passato e lontano.