Pennsylvania, Giorno del Ringraziamento. Due umili famiglie, credenti e di sani principi, sconvolte dall’inspiegabile rapimento delle figlie. I genitori, disperati, iniziano con l’aiuto della polizia le ricerche, ma soprattutto il perché di quest’atto. Quando un agente trova il presunto responsabile, uno dei due padri rapisce il colpevole, sopraffatto da una sete di vendetta e dalla voglia di risposte.
Questo è il soggetto di Prisoners, thriller diretto dal regista canadese Denis Villeneuve, candidato già all’Oscar per il miglior film straniero per il suo La Donna Che Canta. Nonostante la storia possa avere il sapore di qualcosa già visto, il regista riesce in maniera efficace ad uscire dai classici clichè americani e a proporre un film avvincente e cupo, tenendo sempre lo spettatore con il fiato sospeso, e che fa riflettere sul concetto assoluto di giustizia, rendendo splendidamente il parallelismo tra la forza della fede e il gusto amaro della vendetta, tra l’essere uomini razionali o il farsi travolgere da una rabbia quasi animale.
Grande merito per tale resa va dato a un sapiente lavoro della fotografia, diretta dal maestro Roger Deakins, nove volte candidato all’Oscar e fedele collaboratore dei fratelli Coen, che, con un forte uso dei colori freddi e bui, dà al film un tono ancor più cupo e ansiogeno. Notevole anche il lavoro degli sceneggiatori che hanno costruito una storia che raramente cade nei fastidiosi luoghi comuni dei thriller hollywoodiani, e che, grazie ad una serie di intrecci narrativi e una profonda analisi psicologica dei personaggi, tiene incollato allo schermo lo spettatore per tutti i 150 minuti del film.
Eccelle anche il cast che annovera tra le proprie file numerosi attori premiati e nominati dall’Academy. Anche se sono sfumate le trattative che vedevano tra i protagonisti due star come Christian Bale e Leonardo Di Caprio, di certo i nomi di rilievo non mancano.
Hugh Jackman ,dopo aver affermato di non essere solo Wolverine e un classico belloccio da film d’azione, riveste, ad un anno di distanza dallo splendido Les Miserables, il ruolo di un padre disperato, che non sa più se lasciarsi guidare dalla propria fede e dal proprio credo oppure se affidarsi alle proprie mani che cercano giustizia, e lo fa regalando al pubblico una performance struggente che già la critica americana ha elogiato ampiamente, definendola da Oscar.
Jake Gynnenhall, nel ruolo dell’agente incaricato di trovare il responsabile, si conferma uno dei migliori talenti della sua generazione, ma soprattutto un attore completo, ricco di sfaccettature, che riesce a spaziare dalle commedie romantiche a film cupi ed intensi come questo thriller.
Completano il cast grandi interpreti come Melissa Leo, premio Oscar per The Fighter, Viola Davis, Maria Bello e Paul Dano.
Prisoners rappresenta una boccata d’aria nel patinato mondo del noir americano, una bellissima analisi sulla psiche dell’uomo, su dove l’uomo possa realmente giungere per salvare ciò che più ama. Insieme ai grandi interpreti che ha diretto egregiamente, Villeneuve ha regalato un grande film, avvincente e pieno di suspense, che è sempre più lanciato a fare incetta di nomination e di premi, diventando un grande competitor per le opere di grandi registi come Scorsese, Allen, i Coen e Greengrass. Che sia nato un nuovo maestro del thriller americano?